Da dove nasce la serenata? Se il mio nome saper voi bramate

12 Maggio 2020
Lettura 1 min

di Marcus Dardi – “Se il mio nome saper voi bramate” è una canzone inserita nel I atto dell’opera buffa in due atti, di Gioacchino Rossini, “Il barbiere di Siviglia”. Questa canzone viene subito dopo la cavatina di Figaro “Largo al factotum”.

Questa canzone è una serenata, che nell’opera, il Conte Almaviva, innamorato di Rosina, le canta sotto le false spoglie di Lindoro.

Il tutto avviene sotto l’abile regia di Figaro, il factotum della città”, che aiuterà il Conte Almaviva a sposare Rosina in barba al di lei tutore, Don Bartolo, che voleva sposarla contro la sua volontà.

Di quest’opera si ricorda anche la celebre aria di Don Basilio, maestro di musica di Rosina, “La calunnia è un venticello”.

Il Barbiere di Siviglia fu rappresentata per la prima volta nel 1816 al Teatro Argentina di Roma durante il periodo di carnevale.

Quest’opera è ancor oggi una delle opere più rappresentate al mondo ed è l’opera più fortunata del compositore Pesarese Gioacchino Rossini.

Ma da dove nasce la serenata?

Questo genere musicale, composizione suonata e cantata, come dichiarazione d’amore per un’amante, ha origini medioevali.

Veniva eseguita con un semplice accompagnamento di un liuto o di una chitarra.

In epoca barocca poi erano composizioni particolari fatte per rallegrare le feste della nobiltà e della crescente borghesia durante le lunghe serate. Ecco che da qui, ma non è certo, presero il nome di serenate. La storia è molto simile a quella delle romanze.

Uno degli autori più famosi di serenate fu Mozart.

Comunque nel gergo popolare si è tramandato il fatto che la “serenata” sia una canzone d’amore eseguita con un semplice liuto di sera.

Liuto = dall’arabo al ‘ud = legno

Chitarra = originariamente quinterna = liuto a 5 corde. Dal latino quinque e dal persiano tar=corda, la quinterna storpiata in chintar diventò ben presto chitarra.

Video: https://www.youtube.com/watch?v=3FpTfAZKaq8

Testo della canzone:

Se il mio nome sa-per voi bra-mate,

dal mio labbro il mio nome ascol-tate.

Io son Lin-doro che fido v’a-doro, che sposa vi bramo,

che a nome vi chiamo, che a nome vi chiamo

di voi sempre par-lando co-si’

dall’au-rora al tra-monto del di’.

Dal l’au – ro____ra al ____tra___ –monto del dì.

L’amoroso e sin-cero Lin-doro,

non puo’ darvi, mia cara, un te-soro.

Ricco non sono, ma un core vi dono, u-n’anima a-mante

che fida e costante, che fida e co-stante

per voi sola sos-pira co-si’

dall’au-rora al tra-monto del di’.

Dal l’au – ro____ra al ____tra___ –monto del dì.

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