Zangrillo: Covid, terapia più efficace è il medico di famiglia

30 Aprile 2021
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“La terapia più efficace contro il coronavirus Sars-CoV-2? Si chiama medico di medicina generale. E spero che a questa figura sia riservato un ruolo di grande responsabilità e prestigio nelle sfide che in futuro la medicina ci proporrà”. A parlare all’Adnkronos Salute è un camice bianco che lavora in ospedale. Alberto Zangrillo, primario di anestesia e rianimazione dell’Irccs San Raffaele di Milano, ne è convinto: il medico di famiglia, le cure primarie, quell’insieme che viene definito il territorio, “è fondamentale, prioritario”.

Tanto da lanciare una proposta: “La Medicina generale dovrebbe essere una vera e propria specializzazione dopo la laurea magistrale”, con una Scuola di specialità dedicata, dice il prorettore dell’università Vita-Salute. E’ questo che la lotta a Covid-19 sta rendendo evidente, sottolinea l’esperto. Oggi Zangrillo ha esultato via Twitter dopo aver visto stamattina “il Pronto soccorso Covid del San Raffaele vuoto”. E ha spiegato che, a suo avviso, a fare la differenza sono i vaccini, senz’altro, ma anche la ricerca e soprattutto “cure corrette e tempestive”. “Il mio vuole essere un messaggio di grande ottimismo – spiega – Chi vive in ospedale ha dei parametri monitor che consentono di capire prima se il tempo volge al bello. E questi sono per esempio la tipologia di pazienti che giungono in Pronto soccorso: quando vedi che le forme gravi” di Covid-19 “sono drasticamente diminuite, inizi a sperare che le cose vadano meglio”. 

 L’esperto approfondisce poi il senso della sua riflessione che chiama in causa anche i colleghi in prima linea su un altro fronte, quello del territorio appunto. Guardando alle lezioni del presente e a come si può migliorare il futuro, Zangrillo non ha dubbi su cosa andrebbe insegnato ai camici in erba: “Fondamentale è proprio la collaborazione strettissima, il colloquio quotidiano fra medico di medicina generale e struttura ospedaliera. E’ impensabile che nell’era moderna, nella medicina moderna, la digitalizzazione e la telemedicina non favoriscano questo rapporto. E’ prioritario farlo”. 

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