Plasma iperimmune o solo vaccini? Nuovo studio conferma efficacia terapia avviata da De Donno

20 Giugno 2021
Lettura 2 min

di Giuseppe Olivieri – E’ stato pubblicato online su “Jama Oncology” il 17 giugno un interessante studio che offre un’ulteriore conferma dell’efficacia del plasma iperimmune (convalescente) in pazienti defedati affetti da Covid19 (https://jamanetwork.com/journals/jamaoncology/fullarticle/2780916).

Tanto si è discusso nei mesi scorsi sulla disponibilità di terapie in grado di antagonizzare l’azione del Sars Cov2. Ora sembra che tutte le attenzioni siano rivolte all’azione dei preparati vaccinici con tutte le contraddizioni che essa comporta nella realtà quotidiana.

Nonostante questo, la ricerca di nuove terapie non si è fermata, anche se ciò risulta di scarso interesse nei confronti dell’opinione pubblica.

In Italia il Comitato terapie domiciliari Covid19 raccoglie sanitari che si sono prodigati a fornire le loro prestazioni e la loro consulenza utilizzando un protocollo farmacologico dettato dalla Real Life Research, l’esperienza clinica quotidiana. La loro azione è finalizzata ad intervenire precocemente in scienza e coscienza, prevenendo l’ospedalizzazione del paziente. I loro successi sono innegabili, ma troppo spesso oscurati dall’informazione legata al così detto mainstream.

Lo stesso disinteresse è avvenuto e tuttora si manifesta nei confronti per esempio della terapia con il plasma iperimmune, prelevato da pazienti che si sono ammalati e che hanno sviluppato un buon titolo anticorpale contro il Sars Cov2. Il prof. Giuseppe De Donno, fervente sostenitore di questa pratica, come era salito agli onori della cronaca, similmente se ne è allontanato, dopo essere stato oggetto di attacchi dovuti all’invidia professionale che nulla ha a che vedere con il servizio all’ammalato che la medicina impone nella sua nobiltà d’azione.

Però, prima o poi arrivano conferme che ripagano la serietà di chi tanto si è battuto con umiltà e abnegazione.

“Association of Convalescent Plasma Therapy With Survival in Patients With Hematologic Cancers and COVID-19” (https://jamanetwork.com/…/jamaoncology/fullarticle/2780916) è uno studio che ha raccolto dati da marzo 2020 a gennaio 2021. Ha coinvolto 966 pazienti con cancro ematologico e COVID-19. 143 di loro hanno ricevuto un trattamento con plasma di convalescenza e in questi ultimi la mortalità a 30 giorni si è significativamente ridotta. Fra i 338 pazienti ricoverati in terapia intensiva e i 227 sottoposti a ventilazione meccanica, la mortalità è stata significativamente più bassa fra coloro che avevano ricevuto il plasma iperimmune.

Questi risultati confermano quindi un potenziale beneficio di sopravvivenza nella somministrazione di plasma convalescente a pazienti con depressione del sistema immunitario legato a tumori ematologici e COVID-19.

Tale risultato è emerso anche in altri approfondimenti. In particolare, diversi studi retrospettivi hanno dimostrato negli USA una correlazione favorevole in termini di riduzione di mortalità, specialmente per quanto riguarda i trattamenti precoci e l’utilizzo di plasma con anticorpi neutralizzanti ad alto titolo (https://www.medrxiv.org/…/2021.06.02.21258190v1.full.pdf).

Inoltre, uno studio condotto su modello animale (https://www.microbiologyresearch.org/content/journal/jgv/10.1099/jgv.0.001599?crawler=redirect&fbclid=IwAR3Y3SiHwWxOzHEIjmeCV6BsuLWGrMvfxtFPgtAtaa1OlquAJsEMMPgyHR8) ha dimostrato l’assoluta efficacia della terapia con plasma iperimmune nella riduzione della mortalità: il 100% dei topi transgenici era sopravvissuto grazie al plasma rispetto al gruppo di controllo non sottoposto al medesimo trattamento (O% di sopravvivenza).

Accanto a nuovi preparati vaccinici, importanti in senso preventivo, è fondamentale quindi non sottovalutare le strategie terapeutiche che fino ad ora sembrano essere state accantonate, per motivi a volte difficilmente identificabili. Se, come taluni studiosi asseriscono, dovremo affrontare nuove infezioni legate a varianti del Sars Cov2, diventerà impellente migliorare l’assistenza territoriale con più personale sanitario e più presidi terapeutici. Questa è la vera priorità nello sforzo contro la Covid19. Ma l’azione politica, confusa e contradditoria, sembra lontana ancora una volta dall’identificare la corretta strategia di intervento.

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