Londra dà il via libera prima dell’Ue al vaccino Pfizer. La Brexit se ne infischia dei tempi di Bruxelles

2 Dicembre 2020
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Più di tutti potè la Brexit? Pare di sì. Non dover più sottostare alle regole comunitarie ha innescato sul vaccino anticovid una vera e propria guerra diplomatico-scientifica.

L’autorizzazione in tempi record del vaccino anti Covid di Pfizer/BioNTech nel Regno Unito si trasforma in una battaglia politica con Bruxelles a meno di un mese dal compimento della Brexit, con l’addio definitivo di Londra all’Ue che rischia di consumarsi senza un accordo.

A poche ore dal via libera giunto stamane dall’Mhra, l’autorità farmaceutica britannica, l’Agenzia Europea del Farmaco (Ema), ha pubblicato una nota nella quale sottolineava come la procedura di approvazione europea sia “più efficace” e “basata su più dati” di quella d’oltre Manica. L’Europa intende così contraddire la narrazione portata avanti dalla Gran Bretagna, secondo la quale è stata la Brexit a garantire una luce verde così rapida.

Il ministro della Salute britannico, Matt Hancock, ha dichiarato senza mezzi termini che un simile risultato è stato possibile una volta venuta meno la necessità di andare “al ritmo degli europei, che si stanno muovendo un po’ più lentamente”.

La direttrice della Mhra, June Raine, ha assicurato che non è stata presa “alcuna scorciatoia” nell’approvazione del vaccino e che il processo è dipeso “totalmente dai dati disponibili nelle nostre revisioni continue”. L’Ema deciderà entro il 29 dicembre sul vaccino Pfizer/BioNTech, il primo ad aver concluso con successo la fase sperimentale. Un portavoce della Commissione Europea ha dichiarato all’agenzia Reuters che la procedura dell’Ema “è il meccanismo normativo più efficace per garantire a tutti i cittadini europei accesso a un vaccino sicuro ed efficace”. 

L’Mhra ha dato l’autorizzazione d’emergenza al vaccino ad appena dieci giorni dall’inizio dell’esame dei dati sui test di larga scala. Dopo essere stato criticato per la gestione dell’epidemia e a un mese da un possibile ‘no deal’, il primo ministro Boris Johnson ha ora la possibilità di capitalizzare dal punto di vista politico l’essere alla guida del primo governo occidentale ad aver dato il via libera al vaccino.

L’Europa non ci sta, e la reazione, insolitamente brusca, dell’Ema non è isolata. Il ministro della Salute di Berlino, Jens Spahn, ha ricordato che il vaccino è stato sviluppato da un’azienda tedesca, la BioNTech, contando solo su fondi europei (Pfizer, a differenza di Moderna, non ha attinto ai finanziamenti dell’operazione Warp Speed di Washington).

“Quando un prodotto dell’Ue è di valore tale da essere autorizzato così velocemente nel Regno Unito, ciò significa che in questa crisi la cosa piuù importante è la cooperazione internazionale”, ha dichiarato Spahn.

Più esplicito Peter Liese, europarlamentare della Cdu, il partito di Spahn e di Angela Merkel: “Ritengo questa decisione problematica e raccomando che gli Stati membri non ripetano lo stesso processo”, ha dichiarato Liese alla Reuters, “poche settimane di esami approfonditi dell’Ema sono meglio di un’autorizzazione frettolosa alla vendita del vaccino”. A sostenere che lo sprint di Londra sia stato un “passo sostanzialmente politico non privo di rischi” è anche l’ex direttore dell’Ema, Guido Rasi. “Sto ancora controllando la notizia e quindi ho in mano solo dati parziali”, ha spiegato Rasi a Radio Capital, “ma mi sembra di capire che abbiano usato l’Emergency Use Authorization che li autorizza ad utilizzare solo un lotto specifico di vaccino e quindi limitato”.

“Certamente se valuti solo i dati parziali come stanno facendo loro ti prendi anche un minimo di rischio”, osserva Rasi, “personalmente avrei aspettato una robusta revisione su tutti i dati disponibili, cosa che il governo inglese non ha fatto per poter dire che senza Europa si arriva prima”. 

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