Sudditi di un virus e di tutte le misure per contrastarlo. In pratica una dittatura virale, da cui difendersi. Il covid ha cambiato la vita, l’economia, il mondo. Dipendiamo dalle conseguenze della pandemia. Mentre le Borse hanno ripreso vigore e si parla di dosi di vaccino anticovid a partire dalla fine del 2020, con 300 milioni di flaconcini per l’Europa (all’Italia 40 milioni di dosi), arrivano i primi distinguo dal mondo scientifico. Il prof. Giuseppe Remuzzi, ricercatore presso l’Istituto Mario Negri di Bergamo, in una intervista al Corriere della Sera spegne gli entusiasmi o, se si preferisce, riconduce tutto a più miti consigli.
“Tutti i vaccini in dirittura d’arrivo, a cominciare da quello della Pfizer, non sopprimeranno il coronavirus. Per capirci, saranno più simili ai vaccini antiinfluenzali che a quello della Polio. Ci proteggeranno dalla malattia, ma non la faranno sparire…”.
E poi: “In questa pandemia, ogni slancio, ogni salto in avanti, si è rivelato fallace. La verità è che nessuno di noi ha verità in tasca. Ma si può dire con ragionevole certezza che questi vaccini garantiranno una immunizzazione di massa, e che nel giro di qualche anno la maggior parte degli abitanti della Terra avrà la sua dose”.
Ma non potremo ancora fare a meno di “mascherina, distanziamento sociale, lavaggio continuo delle mani. Al momento, nessun vaccino riuscirà da solo ad estinguere la pandemia”.
Ma allora a cosa serve il vaccino se non copre tutto e se non ci sarà per tutti? Remuzzi spiega: “Crea anticorpi, come ogni altro vaccino. Se li sviluppi, è come essersi ammalati senza aver esposto il corpo alle conseguenze del male”.
Poi una delle precisazioni più importanti: l’effetto? “6-8 mesi. Significa che dovremo sottoporci alla vaccinazione ogni anno, come per l’influenza. Non sappiamo se servirà una sola dose. Più probabile che siano due”.
Insomma, il calvario è appena iniziato.
