Covid: Università Monaco, rischio di infezione aumenta con il polline

10 Marzo 2021
Lettura 1 min

Potrebbe esistere un collegamento tra le concentrazioni di polline nell’aria e i tassi di infezione di SARS-CoV-2. Lo sostengono in un articolo pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences i ricercatori dell’Universita’ Tecnica Di Monaco (TUM), che hanno valutato la capacita’ del polline di compromettere il sistema immunitario in caso di infezione delle vie aeree.

“Il polline trasportato dall’aria – afferma Athanasios Damialis della TUM – puo’ rappresentare in media il 44 per cento della variazione dei tassi di infezione”. Il team, composto da 154 scienziati, ha analizzato i dati sui pollini raccolti da 130 stazioni in 31 paesi, considerando anche le informazioni sulla densita’ di popolazione e sugli effetti delle misure di blocco. “In alcune citta’ esaminate, durante gli intervalli in cui non emergevano particolari restrizioni – riporta l’autore – i tassi di infezione erano in media del quattro per cento piu’ elevati in relazione a ogni aumento di 100 grani di polline per metro cubo”.

 L’esperto aggiunge che nelle citta’ tedesche in cui sono state registrate concentrazioni di circa 500 granuli di polline per metro cubo il tasso di infezione risultava del 20 per cento piu’ elevato rispetto alle zone con concentrazioni di polline meno significative. “Nelle regioni in cui erano in vigore le misure di contenimento – rileva lo scienziato – i tassi di infezione non erano molto piu’ elevati. Il polline trasportato dall’aria, infatti, indebolisce la risposta immunitaria, perche’ i granuli vengono inalati insieme alle particelle virali e l’organismo produce meno interferoni antivirali”.

Gli autori sostengono, inoltre, che la presenza di allergie era per lo piu’ irrilevante. “Non e’ possibile evitare l’esposizione al polline disperso nell’aria – osserva Stefanie Gilles, collega e coautrice di Damialis – le fasce della popolazione ad alto rischio dovrebbero pertanto essere informate del pericolo rappresentato dalle alte concentrazioni di polline nell’aria, che possono portare a una maggiore suscettibilita’ alle infezioni virali del tratto respiratorio”.

“Quando si studia la diffusione della SARS-CoV-2, e’ necessario tenere conto di fattori ambientali come il polline – conclude Claudia Traidl-Hoffmann, terza firma dell’articolo -. Una maggiore consapevolezza di questi effetti puo’ aiutarci a definire strategie in grado di mitigare l’impatto della pandemia, ad esempio potrebbe essere utile indossare una mascherina per filtrare le particelle nelle aree con piu’ alte concentrazioni di polline”. 

Photo by MIKHAIL VASILYEV 

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
La Nuova Padania, quotidiano online del Nord.
Hosting: Stefania Piazzo

Newsletter

Iscriviti alla nostra Newsletter!

Servizio Precedente

Un anno di Covid, effetto Pompei sull’economia. Seppelliti vivi dalla pandemia

Prossimo Servizio

Ridateci Totò e il suo bel Ciccillo

Ultime notizie su Scienza

TornaSu