50 anni di Regioni. Il federalismo interno incompiuto

2 Maggio 2020
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di Roberto Paolino – La parola federalismo benché di etimologia latina è un termine entrato nel lessico italiano attraverso la lingua francese, legato alle rivendicazioni anticentraliste dei girondini durante la rivoluzione francese.

All’epoca uno dei pochi a conoscere la costituzione del nuovo mondo, quello americano, era Carlo Cattaneo che appunto seppe paragonare il federalismo alla nuova realtà americana.

Si parla di federazione nel XIV-XV secolo riferito non solamente alle costituzioni degli stati federali ma ad associazioni che non era necessariamente politiche, questo utilizzo si ricollega a una delle principali correnti federaliste “corrente integrale” che vede le sue origini dal pensiero di Pierre Joseph Proudhon. Nel secondo dopoguerra le correnti federaliste si divisero in due tronconi principali il federalismo istituzionale legato all’esperienza americana e appunto il federalismo Prudhoniano.

A queste due correnti se ne sovrappone una molto più attuale, considerato il dibattito che Italia vi è nell’argomento il “federalismo interno” che mira alla disarticolazione dello stato centralista.

Il 2020 è l’anno che vede i 50 anni della costituzione delle regioni, penso sia opportuno in questa occasione in attesa di una costituzione federalista rivedere il ruolo delle regioni con una maggiore autonomia e non come alcuni vorrebbero una anacronista ricentralizzazione.

Il tema del federalismo interno assume un rilievo europeo importante in quanto può essere una ottima risposta alle spinte autonomistiche e indipendentistiche di alcune aree ad esempio la Catalogna oppure per sanare nel Regno Unito le contraddizioni create dalla Brexit che ovviamente non si risolvono con una devolution dei poteri centrali.

Photo by DiChatz

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