di Gigi Cabrino – Come è noto, il 14 luglio è stato raggiunto l’accordo per il rinnovo del contratto scuola; come noto non tutte le sigle sindacali hanno sottoscritto l’accordo, tra queste c’è Unicobas.
In un comunicato dei giorni scorsi, ripreso da scuolainforma.it ,il segretario nazionale del sindacato, Stefano d’Errico e Stefano Lonzar hanno affermato che “Non c’è propria nulla da festeggiare. Il riconoscimento economico pattuito è offensivo e ci tiene ancora molto lontani dalla media europea, anzi ribadisce l’impoverimento progressivo dei salari”.
D’Errico ha illustrato le cifre concrete che con il nuovo contratto scuola, dopo lunghi cinque anni, si sono ottenute: 13,90 euro mensili in media per gli insegnanti a partire dal 1° gennaio 2022 e 8,37 euro per il personale ATA dal 1° gennaio 2021: i 124 euro mensili tanto pubblicizzati dalla stampa (scaturiti in gran parte dall’accordo economico raggiunto lo scorso dicembre), pertanto, sono un abbaglio.
“Abbiamo un’inflazione reale che si attesta almeno sull’11% e con questo umiliante contratto saremo in una situazione ulteriormente deficitaria. Si continua, quindi, a risparmiare sulla pelle dei lavoratori della scuola, incrementando le mansioni nei vari profili, precarizzando figure fondamentali ma a fronte di risibili aumenti”, ha affermato.
“Mentre si portava a termine un contratto così miserevole – hanno sottolineato D’Errico e Lonzar – negli stessi giorni il mondo della politica, con una trattativa lampo, aumentava di 1.300 euro netti lo stipendio dei capigruppo dei partiti in Parlamento. A dimostrazione di quanto sempre più profonda si faccia la distanza tra la casta dei mestieranti della politica e il mondo reale di quanti devono fare i conti con stipendi inadeguati, inflazione galoppante, abbattimento delle conquiste e dello stato sociale, precarizzazione delle esistenze”.