“Cerchiamo di spegnere gradualmente Spid che raccoglie una serie di identità digitali e facilitare l’azione delle nostre imprese e dei cittadini con la Pubblica amministrazione. D’accordo tutti dobbiamo cominciare a spegnere lo Spid e avere la carta d’identità elettronica come unica identità digitale”. Le parole del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica Alessio Butti, sabato all’iniziativa per i 10 anni di Fratelli d’Italia a Roma, e riprese da Adnkronos hanno acceso il dibattito sul futuro del Sistema pubblico di identità digitale.
Lo Spid “ha un costo per lo Stato”, quindi Butti osserva che la Carta d’Identità Elettronica “è un’identità digitale equivalente e sotto diversi profili migliore rispetto allo Spid”. “Oggi, tuttavia, la CIE sconta tre limiti. Anzitutto i lunghi tempi di rilascio (diversi da Comune a Comune). Per ottenerla, inoltre – prosegue – i cittadini devono pagare 16,79 euro e recarsi fisicamente presso un ufficio comunale” senza contare che è “ancora poco usabile da Pc e smartphone”.
Butti spiega che “nei prossimi mesi occorrerà coinvolgere i fornitori di identità digitale. Un’idea potrebbe essere chiedere loro un supporto alla migrazione a CIE, favorendo una transizione negoziata tra i due sistemi”.
“Dopo l’indecoroso balletto sul Pos e la scelta miope di cancellare 18app, ora il governo Meloni prova a spegnere anche Spid. Ma perché la Meloni ha così paura dell’innovazione?” dichiarano Matteo Renzi e Marianna Madia, presidente del Consiglio e ministra per la Pubblica amministrazione all’epoca dell’introduzione dello Spid.
“Si tratta di una innovazione del nostro Governo, che ci invidiano anche da altri Paesi europei, su cui siamo arrivati per una volta primi. Il governo torni indietro, si fermi prima di fare un’altra brutta figura: diciamo basta alle scelte contro i cittadini. Viva la modernità e l’innovazione” concludono.