”Le premetto che il collegamento che è stato stabilito a partire dal Parlamento Europeo tra i fondi del Recovey Plan e lo stato della ‘democrazia’ come dovrebbe essere in Polonia, Ungheria e Slovenia -nel cuore dei paesi dell’allargamento- ricorda, se pure in piccolo, lo spirito di Versailles con Bruxelles al posto di Versailles, coi 14 punti di Wilson, il capolavoro dello ‘zelo democratico’ che ha portato alla seconda guerra mondiale. Naturalmente il tutto su scala minore. Io vedo quello che il Parlamento Ue definisce ‘mechanism of democracy’, poi ancora Rule of law, e fondamental rights: constato che la democrazia è fatta di diritti classici e di diritti che confinano con l’etica postmoderna. È un meccanismo che, dato il precedente degli ultimi dictum delle Corti di giustizia, dà corpo ai diritti sulla ‘orizzontal family’, sui generi transitori e così via. Un tipo di giurisprudenza che creerebbe imbarazzo al pur decadente imperatore Eliogabalo”. L’ex ministro delle Finanze, Giulio Tremonti, lo spiega in un’intervista a ‘Libero’. ”Il metodo invece è lo scambio tra una politica giusta – quella fatta con gli eurobond da me da sempre proposti- che rischia di essere bloccata o ritardata dalla tecnica dello scambio-ricatto. Fino al paradosso evidente nello scritto di Soros secondo cui sarebbero Ungheria e Polonia a ricattare Bruxelles e non viceversa -continua Tremonti-. Se entri nel circuito del ricatto chi ha cominciato per primo non ne esce. L’anomalia è il tentativo di monetizzare la democrazia: lo scambio tra soldi e diritti. E anche tra sentimenti e risentimenti. A Soros si deve opporre l’oggettivamente superiore Camus che nel ’55, in una lezione ad Atene sul Futuro della civiltà europea faceva appello agli individui superiori capaci di dominare i propri risentimenti. In tempo di peste Camus batte Soros, due a zero palla al centro”.
Immagine tratta dal profilo fb di Giulio Tremonti