Siccità, l’emergenza che non si affronta. Italia senz’acqua ma che si fa?

20 Febbraio 2023
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Neve dimezzata sulle Alpi, laghi e fiumi in forte sofferenza, quasi in secca come la scorsa estate, corsi d’acqua che hanno raggiunto uno stato di severità idrica “media” in tre delle sette autorità di distretto. del Fiume Po, dell’Appennino settentrionale e dell’Appennino centrale. È il quadro delineato da Legambiente che reputa “preoccupante la carenza di neve, con il 53% in meno sull’arco alpino, e in particolare il bacino del Po, con un deficit del 61%”, secondo i dati di Cima Research Foundation. L’associazione ambientalista lancia quindi un appello al Governo Meloni, indicando le priorità per una strategia nazionale idrica.

Ci sono corsi d’acqua che hanno raggiunto uno stato di severità idrica “media” in tre delle sette autorità di distretto, secondo gli ultimi bollettini emanati dalle stesse in questi ultimi mesi. Ossia il distretto idrografico del Fiume Po, quello dell’Appennino settentrionale e quello dell’Appennino centrale. Preoccupante anche la carenza di neve, con il 53% in meno sull’arco alpino, e in particolare il bacino del Po, con un deficit del 61%. (Fonte, Fondazione Ricerche CIMA). Per questo l’associazione ambientalista ha lanciato un appello al Governo Meloni, indicando le priorità da mettere in campo a partire dalla definizione di una strategia nazionale idrica, strutturata in otto punti, che abbia un approccio circolare con interventi di breve, medio e lungo periodo che favoriscono da una parte l’adattamento ai cambiamenti climatici, e dall’altro permettano di ridurre da subito i prelievi di acqua evitandone anche gli sprechi.

Non sono più ammessi ritardi. Bisogna cominciare a prevenire “l’emergenza idrica” ​​che caratterizzerà sempre di più il nostro territorio smettendo di pensarci solo quando il danno è già stato fatto. A partire dai prossimi mesi, infatti, la domanda di acqua per uso agricolo si aggiungerà agli attuali usi civili e industriali che sono già in sofferenza e il fabbisogno idrico nazionale sarà insostenibile rispetto alla reale disponibilità.

Otto i pilastri, per Legambiente, che” devono stare al centro di questa strategia idrica nazionale per dare gambe ad una road map non più rimandabile che abbia come obiettivo la riduzione dei prelievi e degli usi dell’acqua in tutti i suoi settori:

1) favorire la ricarica controllata della falda facendo in modo che le sempre minori e più concentrate precipitazioni permangano più a lungo sul territorio invece di scorrere velocemente a valle fino al mare;

2) prevedere l’obbligo di recupero delle acque piovane con l’installazione di sistemi di risparmio idrico e il recupero della permeabilità e attraverso misure di de-sealing in ambiente urbano; in agricoltura prevedendo laghetti e piccoli bacini;

3) servono interventi strutturali per rendere efficiente il funzionamento del ciclo idrico integrato e permettere le riduzioni delle perdite di rete e completare gli interventi sulla depurazione;

4) implementare il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura attraverso le modifiche normative necessarie;

5) occorre riconvertire il comparto agricolo verso colture meno idroesigenti e metodi irrigui più efficienti;

6) utilizzare i Criteri Minimi Ambientali nel campo dell’edilizia per ridurre gli sprechi;

7) favorire il riutilizzo dell’acqua nei cicli industriali anche per ridurre gli scarichi inquinanti; 8) introdurre misure di incentivazione e defiscalizzazione in tema idrico, come avviene per gli interventi di efficientamento energetico, per tutti gli usi e per tutti i settori coinvolti”;

8) introdurre misure di incentivazione e defiscalizzazione in tema idrico, come avviene per gli interventi di efficientamento energetico, per tutti gli usi e per tutti i settori coinvolti”.

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Direttrice: Stefania Piazzo
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