di Stefania Piazzo – Luciano Bresciani, medico chirurgo con un curriculum invidiabile, allievo di Barnard, ha avuto un trascorso politico in Regione Lombardia non trascurabile. Voluto fortemente da Umberto Bossi come assessore alla Sanità (giunta Formigoni), ebbe una intuizione visionaria. Iniziare a creare un sistema regionale europeo di tutela della salute. Oggi, mentre l’Europa pone vincoli di bilancio sulla sanità e mentre i governi, Italia in primis, gestiscono la questione come ragionieri alle prese con tagli insopportabili, torna alla memoria quanto Bresciani iniziò a costruire. Il perimetro della collaborazione sanitaria comprendeva Rhone Alpes, Catalogna, Andalusia, Veneto, Friuli, Sud Tirolo e Nord Tirolo, Baviera, Baden Wurttemberg, la Provincia di Trento e Bolzano….
La piattaforma di sviluppo tecnologico in campo sanitario era in grado di assistere 60 milioni di persone, con una capacità per la spesa sanitaria di 85 miliardi di euro più 30 miliardi per la sola ricerca.
Oggi, se quel progetto fosse rimasto operativo e si fosse allargato, Bruxelles non avrebbe spadroneggiato imponendo un cappio di spesa anche nelle cure. Non è questa la strada. E allora, ripercorriamo al volo le tappe che Bresciani aveva realizzato. Perché nessun altro amministratore ha più compreso la valenza di quegli accordi.
L’intervento di Bresciani all’ultima assise del Parlamento della Padania, spiegava di che si trattava. Ecco il documento che riproponiamo.
Parlamento della Padania – Sarego, 17 Marzo 2012
dott. Luciano Bresciani
Saluto tutti voi. Ieri abbiamo chiuso un patto importantissimo con la Baviera. Stiamo costruendo
l’Europa sanitaria delle regioni. Undici regioni sono insieme. Abbiamo già segnato il destino della
nuova Europa. L’abbiamo sentito dire ieri, in presenza di Umberto Bossi che è venuto a benedire
l’operazione, dal Ministro della Sanità della Baviera: “vedo molto più volentieri la bandiera
bavarese della bandiera tedesca” e noi gli abbiamo detto che è la stessa situazione in cui siamo noi.
Abbiamo discusso sei punti fondamentali con la Baviera: siamo ormai circa cinquanta milioni di
persone alleate. Con la Baviera abbiamo praticamente chiuso la prima fase dei lavori, la seconda
sarà quella di estendere ad altre sei regioni europee l’alleanza e cominceranno i lavori fra quindici
giorni. Con la Baviera stiamo facendo l’Europa delle regioni, con la Baviera abbiamo già in corso
due progetti finanziati totalmente dalle regioni e dall’Europa che riguardano fondamentalmente gli
avanzamenti sanitari e quindi con la Baviera già stiamo lavorando. Lavoreremo anche per la
mobilità dei cittadini che vogliono essere curati in altre regioni e siccome questa è una obbligazione
che dovremmo avere nel 2013 e l’Europa non ha ancora fatto niente come al solito, noi faremo i
patti con le Regioni con cui siamo alleati e avanzeremo praticamente ogni decisione europea perché
siamo in grado di decidere noi regioni, noi Europa delle regioni nella piattaforma padano-alpina, il
nostro destino del futuro. Qui comincia la danza praticamente della nuova Europa”.
Di fatto, come riportavano i media quei giorni, “gli elementi contenuti nell’accordo sottoscritto a Monaco di Baviera, dall’assessore alla Sanità, Luciano Bresciani e dal suo omologo tedesco, Marcel Huber“, si trattava di un passo rivoluzionario.
“Lombardia e Baviera sono regioni molto simili – sottolineava l’assessore lombardo – ed entrambe hanno un avanzato livello tecnologico in campo sanitario: con questo accordo si uniscono virtualmente le popolazioni dei due territori raggiungendo una massa critica di 23 milioni di abitanti, di fatto la più grande Regione d’Europa”. “Abbiamo condiviso il progetto che oggi, da questa firma possa nascere un’idea nuova di Europa, non più quella degli Stati ma delle Regioni”.
“Uno degli obiettivi prefissi – riportava il quotidiano sanità – è quello di incrementare lo scambio di informazioni su metodi attuali e metodi innovativi del trattamento medico e sullo stato dell’arte dei prodotti medicali, realizzati o adottati in Baviera e in Lombardia. Oltre a questo si è previsto di avviare una partnership di assistenza sanitaria, ad esempio tra cliniche e ospedali della Baviera e della Lombardia, anche per costruire consorzi per la presentazione di progetti europei.
Saranno, infine, sviluppati contatti tra uffici dell’Assessorato regionale alla Sanità della Lombardia e quello della Baviera per benchmarking improntato a intensa collaborazione riguardo alle soluzioni adottate”.
Nel gennaio del 2012, c’era stato un altro accordo, con la firma di un protocollo d’intesa con il Tirolo, con la firma dell’assessore lombardo, Luciano e il suo omologo Bernhard Tilg, arrivata a poche settimane di distanza dagli accordi siglati con le Province autonome di Trento e Bolzano: ”Continua senza sosta la progressione verso un’Europa delle Regioni sanitarie, una macroarea nella quale la Padania gioca un ruolo da protagonista. E’ un approccio pragmatico e innovativo per diffondere l’appropriatezza delle cure. L’obiettivo ultimo e’ quello di abbandonare l’approccio da solisti, per andare verso la sostenibilita’ dei sistemi sanitari avanzati”. Per l’assessore lombardo, si leggeva, ”è giusto muoversi verso lo sviluppo di alleanze con la creazione di reti operative transfrontaliere, basate sul rapporto ospedale-territorio”.
Il tutto faceva parte della macroarea nata su spinta della Regione Lombardia di Luciano Bresciani. E poi?
Poi, la giunta Maroni, la segreteria Maroni e infine la segreteria Salvini. Con buona pace dell’autonomia del popoli, dell’efficienza, delle liste d’attesa. Qual è la visione di Europa della pattuglia di parlamentari neoeletti? La sanità al contrario?