Polveriera Irlanda del Nord, Johnson in visita

16 Maggio 2022
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Il primo ministro britannico Boris Johnson visitera’ oggi l’Irlanda del Nord per tentare di favorire la formazione di un nuovo esecutivo dopo le elezioni dello scorso 5 maggio e le tensioni legate all’accordo commerciale post Brexit siglato da Regno Unito e Unione europea. La tornata elettorale e’ stata vinta per la prima volta dal partito nazionalista Sinn Fein e il Partito unionista democratico (Dup) sinora si e’ rifiutato di sostenere un governo di coalizione – assolutamente necessario in base all’Accordo del Venerdi’ Santo del 10 aprile 1998 -, esprimendo cosi’ il proprio disaccordo in merito al protocollo sull’Irlanda del Nord inserito nell’accordo post Brexit. Prima della visita Johnson ha pubblicato un articolo di commento sul quotidiano nordirlandese “Belfast Telegraph”, spiegando che se l’Ue non dovesse cambiare la sua posizione sulla necessita’ di modificare alcuni punti del protocollo sara’ il governo britannico ad agire. Il premier definisce il protocollo “obsoleto”, sostenendo che “non riflette la realta’ di un’era post Covid con una guerra europea e una crisi causata dall’inflazione”. “L’Irlanda del Nord di oggi non si considera una societa’ post-bellica, ma una societa’ che sta maturando in una storia di successo duraturo”, si legge nell’articolo del primo ministro britannico.

La nazione devoluta nordirlandese, sottolinea Johnson, e’ un luogo che ha “riscoperto le sue capacita’ manifatturiere che un tempo ne facevano il piu’ grande cantiere navale al mondo”. Belfast ospita alcune delle aziende piu’ innovative a livello globale nel campo delle biotecnologie e delle industrie creative, ed e’ la prima sede di investimento internazionale per le aziende statunitensi di sicurezza informatica, prosegue il premier nel suo articolo. “Cio’ significa che l’Irlanda del Nord apporta un enorme contributo al resto del Regno Unito”, aggiunge Johnson. La visita del premier coincide con l’intensificarsi delle indiscrezioni secondo cui il governo sarebbe pronto ad introdurre una legge che annulli unilateralmente alcuni punti del protocollo, uno sviluppo che potrebbe fare il via a una guerra commerciale con l’Ue.

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