Non si vergognano. L’amorale classe politica

26 Luglio 2020
Lettura 4 min

di Stefania Piazzo – La qualità della classe politica è sparita. Il decadimento morale ed etico di chi sta da una parte e dall’altra è fotografato da Instagram, da Facebook, dalle pagine delle indagini della magistratura, dai cimiteri, dalle autostrade, dal giornalismo d’inchiesta che si è sostituito agli organi di vigilanza.

Tifoserie opposte urlano, i partiti hanno i loro hooligans.

Ma li abbiamo votati noi. Illudendoci che questo sistema viva di rendita, che la libertà sia un bene acquisito e che non si debba guadagnare come il pane.

Jason Brennan, col suo libro “Contro la democrazia”, pubblicato nel 2016 in Italia pubblicato con la prefazione di Sabino Cassese, uno tutt’altro che un reazionario negatore di diritti, ha anticipato le slavine e i colpi di scena di questo tratto di nuovo terzo millennio. Incapaci che votano incapaci. Detto fuori dai denti.

Kennedy senza sconti

Gli esempi si sprecano. Riporta che negli Usa gli immigrati regolari che non superano un test di educazione civica non hanno il permesso di andare a votare.  Ma, stigmatizza Brennan, alla stessa stregua in quello stesso test,  «la maggior parte della popolazione di origine americana fallirebbe». Morale: l’elettore medio è poco o male informato. Che democrazia esce dal voto sovrano?

Uno al di sopra di ogni sospetto come John Fitgerald Kennedy affermava: “L’ignoranza di un elettore in una democrazia compromette la sicurezza di tutti”.

Che la democrazia rappresentativa e “sovrana” sia in crisi è evidente. Oggi non sappiamo se dobbiamo alzare o abbassare il pollice come dentro ad una arena.

Oggi siamo rimbambiti da forme “dirette” di rappresentanza, come le dirette su facebook. Basta la rete per comunicare. La sovranità del popolo va a farsi benedire quando le nuove figure professionali sono gli influencer e i blogger. Quindi, aboliamo anche l’Ordine dei giornalisti, non prima di aver superato il Parlamento, come sta accadendo.

In alternativa, per far credere che ci si possa riappropriare di quello che ci è stato tolto, ecco il sovranismo.

Siete d’accordo? Intanto togliamo di mezzo l’accesso alla professione giornalistica come invoca qualcuno. Se sì, allora lo facciamo anche per i medici. Gli ingegneri, gli avvocati. Ci fidiamo sulla parola che abbiano imparato un mestiere. D’altra parte chi governa o aspira a governare esami non ne fa. Viene selezionato in base alla fedeltà il più delle volte. Nessuno sarà più perseguibile per diffamazione per quello che scrive, come accade oggi sui social. Nessuna deontologia, nessuna regola. Rutto libero per tutti. E i politici? Più o meno uguale.

E’ la rete la nuova religione civile e andrà a sostituire la statolatria che a dire il vero ha già fatto passi da gigante celebrando se stessa con le parate. Prima hanno tolto di mezzo i santi, le feste comandate, poi ci hanno messo al loro posto i fori imperiali o Piazza del Popolo a turno.   Mi pare che il nuovo impero sia ben delineato.

Il dibattito sul doppio lato della medaglia democratica, diritto di parola a tutti, compresa l’elezione di tutto il peggio possibile in una società in decadimento culturale, in un mondo piatto e non più tondo per citare Marchionne, è un dibattito che sta trovando attenzione tra media, intellettuali, studiosi della società e della politica.

In Svizzera, ad esempio, il sistema sembra reggere nonostante tutto a lungo perché non si governa in eterno, perché la presidenza della confederazione è a rotazione, perché sono federalisti, sul serio, e chi è responsabile del malgoverno va a casa subito, perché con i referendum davvero il popolo elvetico decide, e la politica si adegua di corsa. Ma in Svizzera il senso civico, l’educazione civica sono un fondamento della loro democrazia e i cittadini sono cittadini consapevoli, non arrivano giù con la piena dalle valli.

In Italia, ma non solo in Italia, le cose vanno diversamente. Tanto che ci si sta rendendo conto che non vengono eletti i migliori bensì quelli che sanno sfruttare gli istinti bassi delle piazze, la fretta di giustizialismo, le scorciatoie per sistemare con l’uomo della provvidenza un paese nato storto. Il livello scolastico, presto a rotelle, è sceso a un pressapoco, basta collegarsi ai quiz in tv, o ai grandi fratelli per sgranare gli occhi davanti a tanta arrogante ignoranza scolastica elementare su geografia, storia, date, eventi. Un mondo diverso ci separa da quello da cui scolasticamente e civicamente arriviamo. Con netta evidenza. Cosa voterà un ignorante? Un politico ignorante o arrogante, che sa come fotterti.

Questa deriva al ribasso del potere, ci interroga sul peso del voto, sulla consapevolezza del voto, sul valore del voto. E sulla selezione della classe dirigente. Sempre più tronfia e sicura di restare impunita, che ha perso il senso della vergogna, del pudore. Barcollo ma non mollo.

Quelli che sono al potere, i più furbetti, pensano che sia possibile giustificare tutto. Persuadere che l’arte del perseguitare il nemico politico sia il vero nemico da sconfiggere. Una élite ingorda al potere pretende che il nostro fucile sia “girato” verso chi esercita il dovere di indagare. Fare il proprio mestiere di giornalista o di giudice è faziosità.

Ma risolveremo tutto col referendum che vuole ridurre il numero di parlamentari. Allora sì che puliremo dal marcio la classe politica. Dimezzando le poltrone, dimezzeremo i fannulloni, i disonesti.
Perché non si fa un referendum sul tipo di forma di stato che può rendere migliore il paese? Il modello svizzero può piacere? Sì o no? Macroregioni sì o no? Responsabilità di spesa, sì o no? Federalismo fiscale, sì o no? Autonomia di Lombardia e Veneto, sì o no? Sì, già deciso, ma non se ne è fatto nulla. C’erano altre priorità.

Alla fine, assisteremo prima o poi alla caduta degli Dei, come 27 anni fa, per mano giudiziaria. Siccome non si fanno da parte, deve arrivare l’orribile ghigliottina dei giustizialisti per togliere dai piedi l’innominabile classe politica che dice di rappresentarci. Di sicuro, almeno, non nei nostri conti correnti. C’è da fare cavaliere della Repubblica chi si dimise da ministro per non aver pagato l’imu della palestra. Un gigante del senso dello Stato. Ma era un’atleta, aveva il senso della fatica.

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
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