di Gigi Cabrino – Nel 2024 scadranno le deroghe al patto di stabilità introdotte nel periodo pandemico, tornerà il 3% deficit/pil e il 60% debito/pil. Ma ogni stato concorderà con la commissione un rimetto graduale.
AGI informa delle trattative in corso.
“Tornano quindi i limiti del 3% del rapporto deficit/Pil e 60% del rapporto debito/Pil nei bilanci degli Stati e tornano anche le procedure per deficit eccessivo ma non è di nuovo rigore e austerità. La riduzione del debito, basandosi anche sulla riforma attualmente in discussione tra gli Stati, sarà graduale, concreta, credibile e soprattutto differenziata per Paese”.
Questo ha deciso la Commissione europea con la sua comunicazione sulle linee guida per i bilanci. “Non avrebbe senso tornare semplicemente ad applicare le norme esistenti come se nulla fosse accaduto. Dobbiamo riconoscere la nuova realtà post-pandemia e la realtà di una guerra in corso in Ucraina. E, soprattutto, dobbiamo riflettere sul fatto che è attualmente in fase di elaborazione un’importante revisione di tali norme”, ha spiegato il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni.
“Le raccomandazioni fiscali specifiche per Paese per il 2024, che presenteremo a maggio, avranno un requisito quantitativo e una guida qualitativa sugli investimenti e sulle misure energetiche. In linea con i nostri orientamenti di riforma, le raccomandazioni saranno formulate sulla base della spesa primaria netta”, ha confermato.
“I requisiti saranno differenziati in base alle sfide di sostenibilita’ del debito degli Stati membri, seguendo i criteri proposti nei nostri orientamenti di riforma, pur rimanendo coerenti con l’attuale legislazione”, ha evidenziato. Tuttavia gli Stati sono chiamati a sistemare i propri conti fin da ora. Anche se quest’anno non ci saranno procedure d’infrazione per l’eccessivo deficit, l’anno prossimo (in primavera) torneranno e si baseranno sui dati consuntivi del 2023 e sull’andamento generale della traiettoria di debito del Paese in esame.
Per questo Gentiloni invita i Ventisette a “preservare gli investimenti, anche con l’assorbimento dei fondi europei, e limare invece la spesa corrente”. In questa limatura rientrano i sussidi per fronteggiare l’impennata dei prezzi dell’energia. “Gli Stati membri dovrebbero eliminare gradualmente queste misure di sostegno, a partire da quelle meno mirate o che distorcono il segnale dei prezzi, in modo che possano migliorare le proprie posizioni di bilancio e liberare risorse per sostenere la doppia transizione e contribuire alla riduzione dell’inflazione”.