Medici senza protezione: pronti a portare in tribunale Governo e Regioni. Da Consulcesi azioni legali e numero verde per le segnalazioni

10 Aprile 2020
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Il network di tutela legale per i professionisti della sanità è sul piede di guerra. Gli operatori sanitari sono allo sbaraglio, la conta delle vittime diventa un lungo bollettino dal fronte di caduti e mutilati.

«Davanti alla tragica quotidiana conta dei caduti in prima linea, medici ospedalieri e di famiglia, infermieri e tutte le professioni sanitarie coinvolte a diverso titolo non possiamo rimanere inermi: chiederemo conto alle Istituzioni e se necessario porteremo lo Stato, le Regioni e gli Enti locali in tribunale».

Che annuncia l’azione di massa, quasi un invito a unirsi in una collettiva class action, è Massimo Tortorella, il Presidente di Consulcesi.

Ormai è solo questione di tempo e si partirà con azioni legali per l’assenza di adeguati dispositivi di protezione con cui i sanitari stanno affrontano il Covid-19.

«Medici, infermieri e tutto il personale sanitario stanno eroicamente combattendo contro il Coronavirus pagando un prezzo altissimo in termini di vite perse. I camici bianchi sono il 10 % dei contagiati totali, così da vittime rischiano di trasformarsi in untori, con gravi ripercussioni sul Sistema Salute, soprattutto a livello di prevenzione visto che i CUP sono inutilizzati e le strutture vuote. La situazione emergenziale non può in alcun modo essere una giustificazione e per questo, oltre a difenderli contro chiunque vorrà attaccarli e sostenere le misure già intraprese previste dall’emendamento al Cura Italia, agiremo anche a tutela dei loro diritti ad ogni livello. Siamo pronti anche a lanciare azioni collettive».

Ma non si tratta solo di organizzare azioni collettive di tutela, e di rivendicazione di diritti lesi. E’ stato anche attivato un numero verde per le segnalazioni.

«Abbiamo dedicato il nostro Telefono Rosso anti-aggressioni 800.620.525 al supporto psicologico – spiega Tortorella – per dare il nostro contributo consulenziale ed, alla luce di quanto stiamo raccogliendo direttamente e anche attraverso gli studi legali di C&P (Consulcesi & Partners), stiamo consigliando di segnalare le carenze riscontrate e raccogliere documentazione a sostegno, perché siamo pronti a partire con le diffide».

“Si tratta di una situazione critica in tutta Italia e spesso nonostante la forte attenzione mediatica sul Coronavirus il tema della sicurezza e della salute degli operatori sanitari non è affrontato con la doverosa attenzione anche dagli amministratori regionali – si legge in una nota -. In particolare in Sardegna la situazione sta diventando esplosiva, secondo quanto ha appreso Consulcesi.

“Il Decreto Cura Italia, all’articolo 5, stabilisce che i dispositivi di protezione individuali debbano essere forniti con priorità agli operatori sanitari e le disposizioni del DPCM del 17 marzo avrebbero dovuto essere attuate entro 5 giorni dalla sua entrata in vigore. Secondo l’OMS, il personale sanitario in contatto con un caso sospetto o confermato di COVID-19 deve indossare filtranti respiratori FFP2 e FFP3 per le procedure che generano aerosol. Necessario, secondo i riferimenti competenti, l’utilizzo della protezione facciale, del camice impermeabile a maniche lunghe, dei guanti. Questo purtroppo non accade in molte strutture ospedaliere, dove il personale è costretto a lavorare in condizioni estreme, per la scarsità di DPI idonei”.

Senza parlare della situazione nelle Rsa, tanto da aver portato alla costituzione di una task force investigativa della Procura di Milano.

«A noi – aggiunge Tortorella –segnalano di aver ricevuto mascherine della consistenza dei panni utili a raccogliere la polvere o di aver dovuto comprare da sé i dispositivi di sicurezza previsti dalla legge, di dover sostenere turni estenuanti ed, in molti casi, senza neppure ricevere una preparazione adeguata al caso concreto provenendo da reparti completamente disomogenei, oltre a doversi reperire (per i liberi professionisti) una copertura assicurativa adeguata al nuovo rischio per poter continuare a fornire la loro prestazione. Ci sono delle palesi responsabilità di cui qualcuno dovrà rispondere e Consulcesi, come sempre, sarà dalla parte degli operatori sanitari».

Governo e Regioni allaccino le cinture di sicurezza, sta arrivando il boomerang.

Photo by National Cancer Institute

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