L’incognita indulto sugli indipendentisti catalani

27 Maggio 2021
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La Camera dei Deputati spagnola ha bocciato una proposta per includere la discussione su un referendum a proposito dell’indipendenza della Catalogna nella trattativa tra lo Stato e la regione. Si trattava, spiegano i media iberici, di un’iniziativa presentata dal partito separatista catalano Cup dopo un accordo con Unidas Podemos, che e’ una delle due formazioni di governo insieme al Partito Socialista. La proposta comprendeva anche una discussione sull’amnistia per gli indipendentisti catalani condannati dalla giustizia spagnola. Hanno votato a favore i partiti indipendentisti e nazionalisti catalani e baschi, cosi’ come Unidas Podemos, mentre i socialisti e la destra hanno espresso voto contrario. Cio’ significa che i due alleati di governo si sono espressi su posizioni opposte. La questione del conflitto catalano e’ tornata al centro del dibattito pubblico spagnolo dopo che e’ stato formato un nuovo governo indipendentista nella regione di Barcellona. 

Intanto dopo mesi di negoziati e un accordo in extremis il nuovo governo catalano guidato da Pere Aragonés affronta una legislatura che nelle intenzioni di Barcellona dovrà essere marcato dalla ripresa del dialogo con Madrid e dalla concessione dell’indulto ai leader indipendentisti in carcere. Due obbiettivi che appaiono tutt’altro che facili, soprattutto il primo: il Partito socialista del premier Pedro Sanchez ha già discusso – e votato in Parlamento – la propria contrarietà a discutere dei due pilastri che Aragonés aveva indicato come fondamentali per il dialogo, il diritto all’autodeterminazione e il referendum. 

La risposta tuttavia, secondo Aragonés, non è alzarsi dal tavolo, o “aggiornare una soluzione sine die”, né “una sconfitta che non accetteremo” come ha spiegato nella prima intervista istituzionale in cui non ha fornito ulteriori dettagli su eventuali iniziative se le trattative, come sembra lecito attendersi, dovessero arenarsi. In particolare, l’incognita è se Erc continuerà ad appoggiare il governo Sanchez malgrado la sua “incapacità di formulare una proposta per la Catalogna“: molto dipenderà dall’iter degli indulti, che rischia tuttavia di provocare una tempesta politica e una nuova offensiva, mediatica e non solo, della destra. 

 La Corte Suprema – che in passato aveva approvato l’ipotesi della concessione dell’indulto a Tejero, il colonnello della Guardia Civil protagonista del fallito golpe del 23 febbraio 1981 – si è detta contraria nel caso dei leader indipendentisti catalani, in quanto “non pentiti”. Di fatto, la decisione ultima è del tutto politica e spetta costituzionalmente all’esecutivo di turno: il parere della Corte non è affatto vincolante. Il governo sembra intenzionato a procedere, tuttavia vorrebbe anche evitare che la decisione si tramutasse in un possibile boomerang elettorale, specie per quanto riguarda quel voto moderato che decide da che parte pende la bilancia del voto.

Sanchez dunque prende tempo e attende un momento più opportuno per dare l’annuncio della sua decisione; dall’altra parte, anche il governo catalano ha i suoi problemi interni ormai cronici negli ultimi anni: il difficile rapporto fra Erc – per la prima volta alla guida dell’esecutivo dagli anni Trenta – i conservatori e i radicali della Cup, tutti con idee nettamente diverse riguardo al futuro di un’eventuale Catalogna indipendente – e su come arrivarci. Sullo sfondo rimane poi la questione del Consiglio della Repubblica, l’organo all’estero legato all’ex presidente Carles Puigdemont e il cui ruolo ha rischiato di provocare una spaccatura irreparabile fra i partiti: al di là della convinzione che il processo va comunque “internazionalizzato”, come ha spiegato Aragonés, la polemica è al momento parcheggiata ma potrebbe riesplodere con effetti devastanti sull’esecutivo – il che risolverebbe almeno a breve termine il dilemma politico di Sanchez. 

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