Lascia un altro pezzo storico della Lega. Gianluigi De Sanctis però di lettere di dimissioni ne ha inviate due. Una da assessore alla sicurezza, polizia locale, protezione civile, politiche abitative e pubblica istruzione a Cassina de’ Pecchi, e un’altra, ma da militante della “Salvini Premier”.
“Egregio Signor Sindaco Elisa Balconi, ho svolto questo incarico mettendo in campo tutte le mie competenze, il mio tempo, la mia passione e il mio entusiasmo, ciò fino a quando mi è stato consentito”, scrive infatti De Sanctis.
E rivendicando di aver realizzato in pieno Covid “uno dei migliori Centri Operativi della Regione, afferma anche che però “nel periodo “post bellico” (post Covid) in modo graduale ma inesorabile, si sono susseguiti accadimenti che hanno reso sempre più complicato il mio lavoro da assessore, fino a renderlo oggi impossibile. Tali eventi hanno tutti un minimo comune denominatore, le intromissioni
nel mio operato senza alcuna condivisione”.
In altre parole, altri avrebbero deciso per lui. Piovono poi critiche sulle carenze di personale in materia di sicurezza…
“Saluto con affetto e ringrazio del rapporto di reciproca stima” e seguono i nomi dei funzionari del Comune. Et voilà, prima lettera andata.
La seconda, invece, è politica allo stato puro.
Carissima Teresa, (Teresa Carnevali Referente per Capriate-Brembate-Bottanuco, ndr)
il destino, a volte beffardo, ha voluto che la destinataria delle mie dimissioni fossi tu,
mia ex collega Segretaria di Sezione.
Sono purtroppo l’ultimo Segretario della Sezione Medolago e Bottanuco, restato in
carica fino a quando la segreteria Provinciale di Bergamo ne ha decretato la chiusura
per riduzione dei SOM al di sotto del minimo consentito e che ha determinato il
conseguente smistamento dei militanti nelle Sezioni accorpate di Chignolo e Suisio
(Som di Medolago) e Capriate e Brembate (Som di Bottanuco)”.
Un po’ come quando per fare più classi, a scuola, si mettono insieme più alunni o quando i Comuni si consorziano per fare numero? Pare sia così.
“Ho deciso di recedere dalla mia qualità di SOM (Socio Ordinario Militante) per i
motivi irrisolti di allora che nel corso di questi anni non hanno fatto che peggiorare.
Già nel maggio del 2017 ebbi a scrivere pubblicamente che “La Lega Nord per
l’indipendenza della Padania è morta da tempo. Le esequie sono state celebrate il
giorno di San Caio (22 aprile 2017) sul Pratone e ufficiate dall’ex Ministro Castelli.
Nascerà presto un nuovo soggetto nazionale che poco o nulla avrà a che vedere con
la Lega delle origini e ciò avverrà con la benedizione di parte della base osannante al
nuovo messia che guarderà il dito (Scontro tra Salvini da una parte e Fava & C
dall’altra parte) e non guarderà la luna (Nazionalismo-Sovranismo da una parte e
Autonomia-Indipendenza dall’altra) a prescindere dai soggetti che rappresentano
queste due idee”, scrive De Sanctis
“Ma ricordiamo cosa avvenne quel 22 aprile. In occasione della “visita” da parte di
alcuni dimostranti napoletani a Pontida, il Comune del Giuramento così caro alla
Lega fu letteralmente blindato, le scuole chiuse, gli esercizi commerciali con
saracinesche abbassate, il Pratone transennato e presidiato dai Carabinieri, le targhe
poste a memoria dei militanti morti con il sogno della Padania nel cuore coperte con
tappi improvvisati, la scritta “Padroni a casa Nostra” cancellata con tempera bianca
e, cosa ancora più grave, il Sole delle Alpi tristemente ammainato.
Insomma LA RESA INCONDIZIONATA”.
Quel giorno sul Pratone, nonostante la chiamata alle “armi” (metaforica) inviata a
molti sedicenti “rivoluzionari padani”, furono pochissimi a presentarsi a difesa del
Sacro suolo di fianco all’ex Ministro Castelli (io ero uno di quelli) e ciò rese ancora
più amara la resa.
La Lega Nord per l’Indipendenza della Padania moriva nel silenzio codardo della
base.
I motivi delle mie dimissioni partono quindi da molto lontano”.
Poi una metafora, quella della militanza in un pentolone d’acqua che sale di temperatura.
“Se la militanza fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 60 gradi (Da “Il Futuro
è Indipendenza” a “Prima gli Italiani”) sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.
Ci siamo spinti a Sud lasciando sguarnite le retrovie, lasciando un vuoto (che prima o
poi qualcuno colmerà) dimenticando quello che era la Lega delle origini, vale a dire il
sindacato del Nord. Di Nord, di Padania, delle problematiche del Nord, della
Locomotiva d’Italia non se ne sta preoccupando nessuno. Ci stiamo preoccupando
del ponte che non si farà (promessa elettorale), ci stiamo preoccupando
dell’Autonomia di Calderoli che sta assumendo sempre di più i connotati della carota
elettorale fatta dondolare di fronte agli ultimi SOM(ari) superstiti (come me del
resto), per farli correre”.
“Le prospettive autonomiste o indipendentiste dei popoli padano alpini sono ancora di interesse
per il movimento Lega Nord oppure no” e la risposta che mi sono dato è NO”!.