Le finte aperture di Draghi e i dubbi sul Pass

17 Aprile 2021
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di Luigi Basso – Dopo l’introduzione dell’obbligo vaccinale per alcune categorie di lavoratori, una misura gravemente sospetta di violare la Costituzione, le norme sul consenso informato e parecchie Convenzioni Internazionali, oggi Draghi tenta un’ altra giocata d’azzardo annunciando di voler riaprire alcune attività solo all’aperto (sai che bello andare a cena o al cinema la sera, all’aperto, a Biella a maggio) e di voler introdurre un Lasciapassare per spostarsi tra Regioni qualora ad una sia stato assegnato il colore arancione o rosso e per accedere a certi servizi.
Le aperture sono molto timide e questo è anche comprensibile per via dei dati sul contagio; ciò che stona è la gran cassa mediatica dinanzi a simili striminziti annunci.


Ma quello che preoccupa davvero è l’altra misura ventilata: il lasciapassare.
Il Pass di Draghi dovrebbe permettere al possessore di spostarsi di Regione e di frequentare anche eventi in presenza e sarebbe rilasciato a chi ha fatto il vaccino, a chi ha già fatto il Covid o a chi farà un tampone nelle 48 ore precedenti.
L’idea è al tempo stesso allucinante e perversa, oltre che per ragioni costituzionali (che ormai tralasciamo perché non interessano neppure più a coloro che dovrebbero essere i supremi garanti dei diritti fondamentali né ai diretti interessati), anche per evidenti ragioni pratiche.


1) essere vaccinati o aver fatto il Covid non significa non essere contagiosi o non poter più contrarre il morbo, anche a pochi mesi di distanza dalla prima infezione;
2) aver fatto il tampone 48 ore prima del viaggio non significa non poter contrarre il virus nelle 48 ore successive;
3) una famiglia con bambini piccoli o neonati dovrà far fare i tamponi ai piccoli per portarli al mare o in montagna;
4) il rilascio di 60 milioni di Pass richiederà mesi di tempo e l’incrocio di dati sensibili e protetti: quale Ente Pubblico si assumerà l’onere? Nell’attesa che la burocrazia italica, notoriamente snella e precisa, sbrighi la pratica, l’interessato cosa farà con la sua vacanza? E se il Pass non arriverà in tempo chi pagherà la penale per la disdetta?
5) se un turista si muove tra regioni gialle che cambiano colore durante la vacanza e non ha il Pass, che succederà ?
6) è inconcepibile equiparare chi si muove da una Regione Gialla a una Arancione a colui che si muove, al contrario, da una Arancione a una Gialla : i rischi di contagio sono diametralmente opposti;
7) il residente che non ha intenzione di andare in vacanza sarà comunque costretto a fare il Pass per andare al ristorante ed al teatro nel suo comune: pare una misura che col turismo ha poco a che fare e causerà solo danni all’economia senza alcuna necessità sanitaria.


È quindi evidente che il Lasciapassare di Draghi non ha nulla a che fare con il turismo (che è usato solo come specchietto per i gonzi), ma ha ben altro scopo: si tratta di una misura talmente pesante che non può essere passeggera o temporanea, ma è in realtà strutturale e sistemica.
È un nuovo assetto giuridico rivoluzionario che, proprio per questo motivo, scavalca e travolge la Costituzione, abolendola senza cambiarla formalmente (Mussolini, per fare un esempio storico, introdusse il Regime senza intaccare formalmente lo Statuto Albertino, che era in vigore ufficialmente, ma abolendolo di fatto, col Re ridotto a ornamento).
Draghi ne è consapevole, tant’è che parla di “rischio ragionato”, come un incallito giocatore d’azzardo, per le scelte da lui annunciate.
Il “rischio ragionato” non è sinonimo di “rischio minimo”, ma significa solo che Draghi è consapevole che sulle aperture e sul Pass si gioca la pelle (politica) del suo governo.
Il risultato finale è già scritto.
L’unica, non piccola, consolazione è sapere che se fosse toccato a Conte gestire il passaggio saremmo finiti infinitamente peggio: non solo per motivi politici, ma anche anagrafici.

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
La Nuova Padania, quotidiano online del Nord.
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