La mossa di Biden su Taiwan. E Pechino s’incazza

22 Gennaio 2021
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di Luigi Basso – La Commissione Bicamerale (U.S. Joint Congressional Committee of Inaugural Cerimonies) che organizza la cerimonia per l’insediamento del Presidente neo eletto alla Casa Bianca, ha fatto parlare di se tutto il mondo.
Il Comitato, nonostante la prevista riduzione del numero degli invitati per garantire il distanziamento sociale a causa dell’epidemia di Covid, ha invitato ufficialmente, per la prima volta nella storia, l’Ambasciatore de facto della Republic of China (ROC), Hsiao Bi Khim.
Taiwan, così è nota la ROC, è riconosciuta ufficialmente solo da pochi stati, tra i quali non rientrano gli USA.


La Cina si è così infuriata ed ha protestato ufficialmente, ritenendo la mossa una provocazione bella e buona, oltretutto gratuita.
Tutti gli Stati del Consiglio di Sicurezza ONU, infatti, riconoscono ufficialmente solo la Repubblica Popolare Cinese che ha sempre predicato il postulato “Una Cina”, riferito alla situazione di Hong Kong (ora normalizzata) e, appunto, di Taiwan, che sostanzialmente è uno Stato sovrano, ma che formalmente fa parte della Cina.


I rappresentanti di Taiwan, in realtà, sono sempre stati invitati all’insediamento del nuovo Presidente USA fin dai tempi di Clinton e Bush, ma erano ufficialmente ospiti di membri del Congresso che potevano estendere l’invito ad altre persone e, con questo escamotage, le amministrazioni USA salvavano la capra dell’apparenza, poiché i delegati di Taiwan erano equiparati ad amici di un senatore, ed i cavoli della sostanziale dimostrazione di vicinanza con la causa dell’indipendenza di Taiwan dalla Cina.

Quest’anno, invece, Taiwan ha ricevuto un invito formale dall’organo che organizza la celebrazione di insediamento del Presidente: è un po’ come se il Presidente Putin invitasse al Cremlino il catalano Puigdemont per partecipare ad un ricevimento di Capi di Stato: in Spagna scoppierebbe il finimondo.


L’amministrazione Biden è incorsa deliberatamente (o è imprudentemente scivolata, questo non lo possiamo sapere) in un errore di protocollo molto pericoloso per la stessa sopravvivenza di Taiwan.


Infatti, la rottura della tradizionale cautela nei rapporti con Taiwan (da un lato nessuno Stato del Consiglio di Sicurezza ONU la riconosce formalmente, ma di fatto molti la aiutano e sorreggono anche militarmente) espone quest’ultima, inutilmente, alla ritorsione cinese.


Può darsi che, da un lato, Biden sia caduto in errore spinto dall’ansia “agonistica” di voler dimostrare a tutti i costi che lui è anti cinese (la propaganda trumpiana in USA definisce Biden col nomignolo offensivo “China Joe”, per stigmatizzare gli stretti legami che avrebbe con Pechino) e l’invito dell’ambasciatore di Taiwan alla celebrazione in Campidoglio è senz’altro uno schiaffo a Xi Jinping.


Ma dall’altro lato, la propaganda trumpiana userà ora la gaffe dell’invito, proprio perché inutile ed eccessivamente esibizionista, per accusare Biden di aver voluto dare un pretesto alla Cina per poter mettere sotto ulteriore pressione Taiwan.
Insomma, un po’ di prudenza non guasterebbe.
Ancora una volta, dobbiamo purtroppo notare che se Trump avesse violato in questo modo il protocollo internazionale, sarebbe stato accusato di provocare la terza guerra mondiale contro la Cina.

Photo by Vernon Raineil Cenzon 

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