La meridionalizzazione dello Stato. Riforma Calderoli molle per il Nord, troppo dura per il Sud

18 Maggio 2023
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di Sergio Bianchini – Le riforme sull’autonomia di Calderoli, che ai nordici appaiono come insignificanti, sono temutissime al sud e per ragioni molto concrete.

Apparentemente non cambiano nulla sul piano della struttura del potere statale e non danno alle regioni del nord, assetate di buongoverno, alcuna nuova discrezionalità.

Si tratterebbe di un semplice trasferimento alla Lombardia, al Veneto e ad altre che lo richiedano,  del ruolo organizzatore di alcune funzioni, che rimarrebbero inalterate nelle finalità ed anche nei costi per lo stato.

Ad esempio in Lombardia per la scuola i centomila dipendenti statali attuali avrebbero ancora le stesse funzioni, gli stessi programmi, gli stessi stipendi.

La massa di denaro oggi spesa dallo stato per i centomila passerebbe alla regione che poi dovrebbe erogarla in continuità con la gestione statale.

Ed allora, dice il nordico, perché vi opponete se non cambia niente e non costa niente? Un altro nordico pieno di nostalgie separatiste dice: se non riduce il famoso residuo fiscale a cosa serve?

Ma il meridionale capisce immediatamente cosa cambierebbe ed il danno che gliene verrebbe. Si, perché la quasi totale meridionalizzazione dello stato, cioè il fatto che quasi tutti i 3 milioni di dipendenti statali siano meridionali è il vero centro della questione.

Con la regionalizzazione dei concorsi e delle assunzioni il monopolio meridionale sui posti statali cesserebbe e con esso la principale fonte di finanziamento del sud e, ad esempio con la scuola, il principale sbocco stipendiale del ceto medio-basso del sud.

Lo stesso problema si porrebbe se fosse regionalizzata la magistratura, l’esercito, ecc.

Quindi il sud comprende benissimo cosa c’è in gioco e non a caso chiede che se la regionalizzazione si deve fare, o fingere di farla, “almeno i posti” restino statali.

La riforma Calderoli è quindi troppo molle per i nordici e troppo dura per i meridionali.

Fratelli d’Italia che vuole essere garante di tutte le aree del paese e storicamente del sud, chiaramente oscilla ma in caso di scontro non può mettersi contro il sud.

Presumo quindi che le controversie saranno infinite, e che anche il semplice trasferimento a costo zero di funzioni inalterate non si farà.

La questione della meridionalizzazione dello stato, che è il vero centro di tutti i problemi, va affrontata apertamente.

Si, perché la meridionalizzazione è la vera causa dell’inefficienza dello stato e del malcontento generalizzato per questo malfunzionamento. Infatti lo stato, che dovrebbe essere il principale strumento di governo dell’intera realtà Italiana, opera quasi come un corpo estraneo nei due terzi del paese e si oppone a qualunque riforma anche se apparentemente innocua, quando incide sulla sua specificità di spazio occupazionale per il monopolio meridionale. Ma, nessuno lo nota, perfino al sud lo stato funziona quasi come un corpo estraneo e non riesce a staccare la popolazione dalle consuete relazioni antiche ed illegali con le mafie.

Naturalmente siccome questo fatto non è ammissibile né dichiarabile apertamente deve essere sostenuto con continue coperture ideologiche, assolutamente mutevoli, compatibili con la modernità del momento, ma che rispettino l’essenza della situazione. Prima era la DC e la chiesa cattolica, poi il modernismo cattocomunista, poi l’egualitarismo russoiano del grillismo. Adesso c’è l’ultimismo, la difesa degli ultimi, concetto accettato da tutti nella sua genericità.

Facciamo un esperimento mentale: se il nord rinunciasse a qualunque richiesta autonomista e chiedesse solo la de meridionalizzazione dello stato con assunzioni statali proporzionali alla popolazione delle tre macroregioni cosa succederebbe?

Sul piano logico e “democratico” la richiesta sarebbe ineccepibile e davvero capace di unire il paese ma le musiche contrarie non avrebbero gli stessi suonatori dell’anti autonomismo?

Certo il nord deve trovare una via possibile per rompere la insana atmosfera attuale rifuggendo da qualunque avvelenamento delle relazioni tra i territori ma insistendo perchè relazioni tra lo stato, il nord, il centro e il sud siano basate non sulla furbizia ma sulla sincerità, l’umanità, la ragionevolezza e il perseguimento di una situazione nazionale migliore.

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Direttrice: Stefania Piazzo
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