Ipotesi stretta su scuola, ma la maggioranza fibrilla

25 Febbraio 2021
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La bozza del nuovo Dpcm arrivera’ ai governatori venerdì dopo un nuovo incontro della cabina di regia. Il premier Draghi dovrebbe vedere di nuovo i ministri interessati e probabilmente i capi delegazione e poi prendere le decisioni sulle nuove misure anti-Covid da adottare. Preoccupa la variante inglese e il dato sulla diffusione del contagio, anche per i piu’ giovani. Ecco il motivo per cui potrebbe arrivare una stretta per le scuole nelle zone rosse. Una delle ipotesi sul tavolo, secondo quanto si apprende, e’ quella di lasciare aperte solo gli asili e chiudere fino alle elementari.

Il Dpcm in vigore prevede che le attivita’ didattiche nelle zone rosse siano previste in presenza dalla scuola dell’infanzia al primo anno di scuola secondaria di primo grado mentre la didattica a distanza deve essere adottata dalle seconde classi di scuola secondaria di primo grado fino all’ultima classe di scuola secondaria di secondo grado (le ordinanze regionali possono prevedere misure ulteriormente restrittive). Al momento si stanno studiando le misure da prendere ma in ogni caso non dovrebbe esserci alcun allentamento.

Il provvedimento dovrebbe ricalcare quello precedente, anche se il convincimento di molti presidenti di Regione e’ che i parametri possano essere in qualche modo rivisti, che ci possa essere presto una maggiore flessibilita’, che i criteri della ‘zonizzazione’ per fasce possano considerare ambiti provinciali e, magari, apportare qualche distinzione – qualora ci fosse la possibilita’ – per categorie e per quelle aree dove la diffusione del contagio e’ a basso rischio. “Perche’ non applicare le zone ‘gialla, arancione e rossa’ dove ce n’e’ assoluto bisogno e non a intere regioni dove magari la situazione e’ molto diversa da luogo a luogo?”, si chiede, per esempio, Toti.

Per dirla con le parole del presidente della Liguria i governatori attendono di capire “il metodo Draghi”, perche’ – argomenta Toti – “il cambio di passo ancora non si e’ visto”. “Occorre una decisa accelerazione sul piano vaccini, una revisione dei criteri per l’assegnazione delle fasce e una valutazione preventiva sull’impatto delle varianti”, dice il presidente della Conferenza delle Regioni, Bonaccini. Molti governatori hanno chiesto al Cts di assumersi le responsabilita’, oltre che di parlare con una sola voce. “Abbiamo la necessita’ di avere dati certi e previsioni d’impatto per concordare un’azione congiunta in settori fondamentali per la vita delle famiglie e delle comunita’, come la scuola”, ha osservato sempre il governatore dell’Emilia. Ed il faro e’ stato acceso proprio sul tema scuola, con il coinvolgimento del ministro dell’Istruzione Bianchi. “Siamo preoccupati, e’ raddoppiata l’incidenza dei positivi. Sulle aperture dei ristoranti con il collega Bonaccini e con gli altri governatori abbiamo posto la questione che le misure abbiano ragionevolezza”, dice il presidente del Veneto, Zaia. “Questo governo non vuole usare la logica del cacciavite, ma per cambiare completamente un metodo, il sistema delle fasce, ne serve uno diverso. E al momento mi pare che questo non ci sia, perche’ nessuno ha indicato un metodo alternativo”, ha sottolineato la ministra degli Affari regionali, Gelmini, durante l’incontro con le Regioni, riferendo che eventuali nuove misure di chiusure partiranno la prossima volta dal lunedi’ e non dalla domenica e che il governo sta lavorando ad una ripartenza graduale dei luoghi di cultura. La priorita’ resta quella di procedere speditamente sul piano dei vaccini. “La campagna di vaccinazione dal Covid puo’ ancora accelerare”, ha detto il ministro della Salute Speranza e anche il premier Draghi al Consiglio Ue ha rimarcato come occorra andare piu’ velocemente senza lasciare alibi alle aziende che ritardano la distribuzione. “Bisogna dare priorita’ alle prime dosi”, l’invito del Capo dell’esecutivo. Intanto la maggioranza fibrilla e non solo per la diversita’ di vedute sulle misure.

I partiti che sostengono l’esecutivo sono alle prese con i mal di pancia interni a causa delle scelte sui sottosegretari (giureranno lunedi’). Nel Pd e’ ancora aperta la ferita sulla mancata parita’ di genere nella squadra dei ministri ma pesa anche la decisione di non riconfermare esponenti come Misiani e Mauri; fibrillazioni anche nelle chat parlamentari del Movimento 5 stelle, tra esclusioni eccellenti come quella di Buffagni e la necessita’ di sciogliere il nodo del ruolo di Conte (domenica ci dovrebbe essere un vertice tra lo stesso ex premier, Grillo e gli altri ‘big’ del Movimento); in Forza Italia c’e’ chi rimarca il fatto che ha vinto la linea berlusconiana ma al Senato ci si aspettava qualche nomina in piu’; nella Lega Salvini ha gestito in prima persona la partita dei sottosegretari, portando a casa quello che desiderava, oltre l’invito a palazzo Chigi dal premier Draghi, anche se qualche deputato sotto traccia si lamenta per l’assenza tra i sottosegretari di esponenti provenienti dal Veneto. Ora il numero uno del partito di via Bellerio attende di passare all’incasso sulla possibilita’ di produrre vaccini in Italia (oggi il ministro dello Sviluppo Giorgetti ha visto Farmindustria) e spinge affinche’ ci sia un cambio di marcia sulle aperture da marzo e soprattutto la possibile sostituzione del Commissario all’emergenza Arcuri. E mentre ci si interroga sulle prossime mosse del governo lo scontro politico si infiamma. Al momento non e’ previsto alcun piano dei 100 giorni o un cronoprogramma. Sotto traccia si lavora gia’ alla revisione del ‘Recovery plan’ ma sul tavolo l’unica priorita’ e’ sconfiggere il virus. Ma tra le forze che sostengono il presidente del Consiglio ci sono differenze di vedute. “Mi rifiuto di pensare – attacca il leader della Lega Salvini – ad altre settimane e altri mesi, addirittura di chiusura e di paura. Se ci sono situazioni locali a rischio, si intervenga a livello locale. Pero’ parlare gia’ oggi di una Pasqua chiusi in casa non mi sembra rispettoso degli italiani”. “Vedo che, sulla pandemia, Salvini purtroppo continua a sbagliare e rischia di portare fuori strada l’Italia”, risponde il segretario del Pd, Zingaretti. Sei regioni intanto rischiano di diventare arancioni dalla prossima settimana.

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