ll leader del partito sovranista spagnolo Vox, Santiago Abascal, ha convocato oggi presso la sede nazionale a Madrid i suoi vicepresidenti di regione di Valencia, Castiglia e Leon, Murcia e Aragona, oltre ai rappresentanti dei governi locali di Estremadura e delle Isole Baleari, per coordinare le azioni contro la possibile concessione dell’amnistia agli indipendentisti catalani. In particolare, Abascal ha annunciato che il suo Vox presentera’ una denuncia contro il presidente del governo spagnolo uscente, Pedro Sanchez, per un presunto reato di corruzione per voler promuovere l’amnistia in cambio dei voti necessari per la sua investitura. Dato che la formazione sovranista non ha i 50 seggi necessari per presentare un ricorso di incostituzionalita’ contro la futura legge, saranno i suoi 33 singoli deputati a presentare un ricorso di tutela contro di essa davanti alla Corte costituzionale. Inoltre, nell’ambito della batteria di iniziativa di Vox contro l’amnistia, Abascal ha riferito che chiederanno sessioni plenarie urgenti nei parlamenti regionali per adottare dichiarazioni di rifiuto alla misura di grazia e alla cancellazione del debito di 50 miliardi di euro alla Catalogna.
Il leader di Vox è alleato di Salvini e Meloni sul fronte del nazionalismo e del sovranismo in Europa.
Sanchez, il cui partito è arrivato secondo alle elezioni legislative dello scorso 23 luglio, ha tempo fino al 27 novembre per ottenere la fiducia del Parlamento e rimanere al potere. Se non ci riuscirà prima della scadenza del termine, verranno automaticamente indette nuove elezioni. Per ottenere l’indispensabile sostegno dei partiti indipendentisti catalani, senza i quali una maggioranza alla Camera è impossibile, Sanchez ha accettato la loro richiesta di preparare una legge di amnistia per i separatisti perseguiti dalla giustizia spagnola, in particolare per chi era stato condannato in relazione al fallito tentativo di secessione dalla Catalogna nel 2017.
– Dopo lunghe trattative, Sanchez ha ottenuto il sostegno dei sette deputati della Sinistra repubblicana della Catalogna (Esquerra Republicana de Catalunya, Erc), formazione separatista moderata che governa la regione, e ora deve solo garantire l’appoggio dei sette parlamentari di Junts per Catalunya , il partito di Carles Puigdemont. L’ex presidente catalano, fuggito in Belgio dopo la fallita secessione, e’ stato incriminato ieri dalla giustizia spagnola anche per il suo ruolo nelle proteste del 2019 contro la condanna dei leader indipendentisti rimasti in patria, ai quali sono state inflitte pene detentive fino ai 13 anni. “Siamo al conto alla rovescia del patto, l’ultimo tratto di un negoziato che e’ stato difficile e che ci permettera’ di aprire una nuova fase”, ha dichiarato Jaume Asens, uno dei principali negoziatori socialisti. Il controverso disegno di legge ha causato un sollevamento delle opposizioni di destra. “Non ci faranno tacere”, ha tuonato il capo del Partito Popolare, Alberto Nu’nez Feijo’o, giunto primo alle elezioni di luglio ma incapace di mettere insieme una maggioranza sufficiente a insediarsi alla Moncloa. Il leader dei nazionalisti di Vox, Santiago Abascal, ha da parte sua partecipazione a una manifestazione di protesta a Madrid contro l’amnistia, conclusasi con l’intervento della polizia che ha lanciato gas lacrimogeni per impedire alle migliaia di dimostranti di avvicinarsi alla sede del partito socialista. Altre manifestazioni si sono svolte nella notte a Barcellona e Valencia. “Puigdemont, in prigione!” e “Sanchez, traditore!” tra gli slogan intonati dalle piazze. Abascal ha chiesto una “mobilitazione permanente, costante e crescente”. Sabato 18 novembre e’ prevista un’altra grande manifestazione nella capitale spagnola.
Immagine da profilo fb di Matteo Salvini