di Roberto Gremmo – Una volta si concionava dai colli fatali, adesso si coglionano i fessi da piazza del popolo, ma gli intenti sono sempre gli stessi: prendere per i fondelli il popolo bue.
Attorniato da esaltati sbandieratori col tricolore patrio di giacobina origine, il nostro Capitano non se l’è proprio sentita di smentire la fama d’imbonitore di villici boccaloni ed ha per l’ennesima volta proclamato la più grande fesseria politica per un autonomista, dichiarando che federalismo e presidenzialismo vanno d’amore e d’accordo e che su questa linea le invitte schiere non più padane ma italianissime marceranno fino alla imprescindibile vittoria.
Come si sa, neanche nella falsamente federalista America del Nord il potere centrale in mano ad un uomo solo riesce a convivere con i governi locali mentre i veri federalismi come quello svizzero si fanno dando competenze reali ai Cantoni, con un governo centrale di poco peso e senza avere alla testa un duce invitto ed intoccabile. Ma la va così.
Al governo in tutte le regioni del Nord, il centro destra se solo volesse potrebbe almeno battere i pugni per ottenere vere competenze nella scuola, sulle tasse, sul turismo e sui trasporti. Non ha fatto nulla col governo di Berlusconi e tanto meno il Capitano ha davvero lavorato in questo senso quando era padrone dell’Italia con la compagnia cantante dei cinque stellati, confusi e sconvolti.
Adesso, come nella peggior sceneggiata napoletana, il Capitano del piccolo naviglio papeete torna a rispolverare l’antico ed ormai logoro armamentario falsamente federalista per poi far da zerbino ai nazionalisti melonisti che sul presidenzialismo dettano la linea. Sognando l’uomo forte sui colli fatali. Che non sarà lui.