Gli argini della politica non tengono più

23 Settembre 2021
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di Giovanni Robusti – La DC ergeva argini verso i compagni comunisti. I rossi ergevano argini contro i preti. Caduto il muro, entrata in crisi la visione catto-sociale del 20° secolo è cambiata la musica ma non l’orchestra. Bossi ha eretto argini contro Roma ladrona e l’assistenzialismo di Stato. Berlusconi lo ha sopraelevato quell’argine ma sempre contro i comunisti.

Dopo vent’anni di nulla di fatto e acqua relativamente calme dentro i rispettivi argini arriva un comico genovese che rimescola tutto ed erge un argine di traverso contro la politica corrotta e spendacciona.

E intanto le correnti minacciose della crisi economiche e di quelle pandemiche con varianti socio economiche mondiali, hanno messo a dura prova gli argini di tutti che dovevano spesso sopportare ondate che venivano da direzioni non previste.

Oggi che tutti sono alle prese con urgenti riparazioni dei rispettivi argini si rischia che collassi tutto quanto e le acque tornino a mescolarsi. Piccolo o grandi spostamenti di argini stano pericolosamente facendo collassare il sistema.

La destra ex Almirante (per non andare più indietro). Stroncata da Fini e reinventata da una donna con gli attributi, ha sempre dovuto comunque scontrarsi con argini forti eretti al nord nei suoi confronti sin dalla Repubblica di Salò. Che è durata sino a Piazza Loreto nell’aprile del 1945, non a caso in centro a Milano e non a Roma. Quando la guerra in Sicilia era finita nel luglio del 1943 e ad Anzio (Roma) nel gennaio del 44. Forse, mai iniziata veramente.

Salvini, a cui va il merito di aver portato i sondaggi della Lega dal Nord all’Italia con un conseguente incremento, vede agitarsi le acque all’interno del suo bacino che aveva allargato ma ben protetto. Se le acque restano relativamente calme nei bacini a sud della sua darsena, in quelli a nord ci sono correnti sotterranee che iniziano a notarsi in superficie. Correnti che derivano dal cedimento dell’argine antifascista. Le nuove generazioni, che comunicano con dita, occhi e orecchie sullo smartphone, sentono meno la pressione della storia vissuta sulla pelle dei nonni. Anche se molti sono ancora lì a ricordarglielo con parole che vengono sopportate per compassione.

Il nord lavoratore, ricco, sempre meno operaio, derubato dall’archiviazione frettolosa della furia autonomista bossiana, inizia a vedere in quella destra lì una sponda più solida al proprio interesse più o meno becero? Se la Meloni se ne rende conto potrebbe non essere poi così disponibile a ammucchiate elettorali dove le poltrone si spartiscono prima del voto. Potrebbe essere tentata, la nuova donna forte della destra nazionale, a tentare la scalata solitaria al potere.

Salvini a quel punto non avrebbe altra strada che chiudere un’alleanza con quel che resta del Berlusconismo. Alleanza molto incerta con chi vive ancora dell’humus di una DC molto pericolosa e subdola in fatto di accordi. l tutto con il rischio di scendere a dei livelli di competitività locale, collegio per collegio, tale da portare il risultato ad una imprevedibilità molto alta.

A noi non resta moto da fare se non stare a guardare. Ormai vista la vicinanza della prova elettorale che tramuterà i sondaggi in voti non credo che ci sia tempo per mettere mano alla manutenzione straordinaria degli argini. Reggeranno così come sono ?

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Direttrice: Stefania Piazzo
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