Nelle elezioni generali tenutesi ieri il Partito Popolare spagnolo ha riconquistato la maggioranza del Senato, in mano nell’ultima legislatura ai socialisti. Si tratta di una camera di seconda lettura, quindi con margine d’azione più limitato dai senati di altri Paesi come gli Usa. Tuttavia, ha facoltà di introdurre emendamenti su leggi già approvate dal Congresso, e quindi di allungare l’iter parlamentare di una norma facendo scattare un nuovo passaggio nell’altra Camera. In caso di maggioranza parlamentare a favore di un governo di centrosinistra (scenario difficile ma non impossibile alla luce dei risultati), il Pp potrebbe quindi avere la capacità di puntare a allungare i tempi di discussione e approvazione di iniziative legislative promosse dall’esecutivo. Il Senato spagnolo è una Camera di rappresentazione territoriale: nelle elezioni i cittadini scelgono direttamente la maggior parte dei 265 senatori che la compongono, mentre gli altri vengono designati dai Parlamenti regionali. Secondo i calcoli dei media iberici basati sui risultati elettorali preliminari, al Pp spetterebbero in tutto 140 senatori, quindi più dei 133 necessari per superare la soglia della maggioranza assoluta.
Il Partito popolare spagnolo (Pp) ha vinto sì le elezioni generali di domenica con il 33 per cento dei voti (136 seggi), ma il risultato e’ stato stato ben al di sotto delle aspettative: la formazione politica non riesce, infatti, a raggiungere la maggioranza al Congresso dei deputati neanche in caso di possibile – ea questo punto obbligata – alleanza con la formazione sovranista Vox, Unione del Pueblo Navarro (Upn) e Coalicion Canaria (Cc). Il Partito socialista operaio spagnolo (Psoe) di Pedro Sanchez e’ riuscito, contro ogni previsione della vigilia, a “tenere” assicurandosi il 31,7 per cento delle preferenze (122 seggi). Vox si riconferma nuovamente la terza forza del Paese con il 12, 3 per cento dei voti (33 seggi), ma rispetto alle elezioni del 2019 ha perso ben 19 seggi. Mentre la piattaforma di sinistra Sumar di Yolanda Diaz si e’ assicurata il 12,3 per cento dei voti e 31 seggi. Il Pp e Vox insieme si assicurerebbero 169 seggi, non riuscendo a raggiungere la maggioranza assoluta di 176. Dall’altra parte Psoe e Sumar totalizzerebbero 153 seggi.
Il Parlamento che emerge dalle urne permetterebbe a Sanchez di ripetere la sua maggioranza, anche se questa volta avrebbe bisogno dell’astensione di Uniti per la Catalogna (JxCat) del leader indipendentista, Carles Puigdemont, e del voto a favore di Uniti per la Catalogna (Erc) e della formazionesta basca Eh Bildu. Numeri che non sembrano, al contrario, dalla parte di Feijoo che non ha l’appoggio necessario a ottenere l’investitura a meno che non ci siano dei cambiamenti nelle posizioni iniziali di forze chiave come il Partito nazionalista basco. La decisione “azzardata” di Sanchez – indire elezioni anticipate – sembra, dunque, aver portato ad un risultato insperato solo poche settimane fa quando i socialisti hanno perso con nettezza le elezioni regionali e comunali del 28 maggio scorso. Il Psoe ha migliorato i risultati del 2019 (700 mila voti in piu’) e seggi (due in piu’) e di sperare nella possibilita’ di cercare una maggioranza piu’ complessa di quella attuale ma non impossibile.
“Chiedo formalmente che nessuno sia tentato di bloccare nuovamente la Spagna“, ha detto dal balcone della sede nazionale del Pp in via Genova, a Madrid, al termine della notte elettorale. “Gli spagnoli sanno che siamo passati dall’essere la seconda forza, con 89 deputati, ad essere il partito piu’ votato con 136 seggi. Siamo passati da meno del 21 per cento dei voti al 33 per cento. Abbiamo vinto in 40 delle 52 province e citta’ autonome spagnole e abbiamo un’ampia maggioranza che probabilmente sara’ la maggioranza assoluta al Senato”, ha aggiunto il leader dei popolari. “Mentre il Pp e’ cresciuto di 47 seggi, la coalizione di governo non ha vinto un solo seggio rispetto alle elezioni precedenti”, ha evidenziato il leader popolare. “Abbiamo ottenuto otto milioni di voti, tre milioni in piu’ rispetto alle ultime elezioni generali”, ha proseguito l’esponente della formazione conservatrice. “Il nostro obbligo ora e’ di non aprire un periodo di incertezza in Spagna . Gli spagnoli oggi hanno dato fiducia al governo e hanno anche detto a tutti i partiti dell’arco parlamentare che dobbiamo impegnarci nel dialogo”, ha affermato il leader popolare.
Per Sanchez, al contrario, la Spagna ha parlato “chiaramente e ha assicurato che il blocco arretrato e retrogrado, che proponeva un’abrogazione totale di tutti i progressi che abbiamo fatto negli ultimi quattro anni, ha fallito”. Il leader socialista ha espresso queste parole dal balcone di via Ferraz davanti ai militanti in festa. “Grazie dal profondo del cuore. Abbiamo dimostrato al mondo che siamo una democrazia forte e pulita, una grande democrazia”, ha aggiunto il leader socialista. Sanchez ha rivendicato il suo risultato, sottolineando che il Psoe ha ottenuto piu’ voti, piu’ seggi e una percentuale piu’ alta rispetto a quattro anni fa. “Qualche settimana fa ho chiesto elezioni anticipate perche’ ritenevo che come societa’ dovessimo decidere quale direzione prendere”.
Il panorama che emerge dalle urne spagnole rende, dunque, estremamente difficile ipotizzare quali scenari politici possano aprirsi nelle prossime settimane. Il clima di polarizzazione e di scontro senza precedenti tra i due principali partiti del Paese non sembra favorire alcuna possibilita’ di accordo per facilitare l’investitura della lista piu’ votata come proposta in varie occasioni dal leader popolare Feijoo. Non e’ da escludere, pertanto, un ritorno alle urne se entro due mesi dalla costituzione del Parlamento (prevista per il 17 agosto) nessuno dei candidati alle presidenziali riuscisse ad ottenere l’investitura.