E’ nato il pappaleghismo? No, arriva chi rimpiazzerà i 5Stelle

2 Giugno 2020
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di Stefania Piazzo – Tutti e due li chiamano Capitano (così qualcuno sui social ha già ribattezzato il generale). Tutti e due cantano l’inno. Tutti e due i movimenti vanno in piazza Duomo a Milano (nella foto d’apertura) e a Roma col tricolore. Tutti e due dicono che il popolo è sovrano e che questo governo deve andare a casa. Tutti e due hanno manifestato nella capitale il 2 giugno. Tutti e due cavalcano i temi cari al populismo. Sovranità monetaria, economica, libertà fiscale, aiuto alle classi più massacrate dal lockdown, Europa matrigna.

E’ un fenomeno che si potrebbe definire pappaleghismo, il movimento dei Gilet Arancioni del vulcanico Antonio Pappalardo e che raccoglie l’eredità del salvinismo, patria e bandiera. Inno di Mameli per scaldare i motori.

Ma in realtà forse i gilet arancioni andranno a sostituire il giallo sbiadito dei 5Stelle. E allora dovremmo parlare di pappagrillismo.

I 5Stelle hanno esaurito la loro spinta e non servono forse più di tanto come catalizzatori del dissenso. Salvini anche senza i gilet arancioni perde consenso, non è necessario inoculare un rivale che urla le ragioni del no euro o della cattiva Germania. Fa tutto da solo.

Le elezioni non sono vicine ma neppure lontane. Il sistema ama molto i cavalli di Troia consapevoli o inconsapevoli strumenti di una normalizzazione che passa per focolai di ribellione nelle piazze. E tornarono a casa tutti gridanti e contenti.

Un fotomontaggio su una delle tante pagine social dei gilet arancioni

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