Botta e risposta immediata fra il neo leader scozzese Humza Yousaf e Londra sulla secessione della Scozia, dopo il risultato che ha sancito l’ascesa di Yousaf al posto di Nicola Sturgeon alla testa degli indipendentisti dell’Snp, partito maggioretario a Edimburgo; e – in attesa della scontata fiducia parlamentare di domani – anche sulla poltrona di futuro first minister del governo locale. “Resto determinato a premi l'”, ha dichiarato il primo ministro entrante nel suo primo discorso, ringraziando Sturgeon, ma anche le candidate rivali Kate Forbes e Ash Regan e promettendo il massimo sforzo per ricucire l’unità interna; seppure non senza evocare l’impegno di non nascondere “gli ostacoli” ed evitando d’indicare per ora date precise dopo le ammissioni fatte in campagna elettorale di una scadenza destinata a essere rinviata a non prima del 2028 (contro il 2024 auspicato nel recente passato dalla leader uscente).
Parole a cui da Downing Street ha ha risposto a stretto giro un portavoce di Rishi Sunak, premier Tory del governo centrale britannico, felicitandosi con Yousaf, sottolineandone l’origine etnica asiatica come una novità assoluta al vertice della Scozia, e ribadendo l’offerta di un rapporto di collaborazione istituzionale su temi come le emergenze dell’economia o della sanità: ma non su ipotesi di secessione che secondo Londra il referendum perduto dagli indipendentisti nel 2014 ha cancellato dall’agenda almeno sino alla prossima ” generazione”. Auguri ancor più freddi, poi, dall’opposizione unionista del Labour, i cui leader britannico e scozzese, Keir Starmer e Anas Sarwar (quest’ultimo di radici pachistane come Yousaf), si sono detti convinti – fatte le congratulazioni di rito – che l ‘erede di Sturgeon non potrà essere “all’altezza del compito”. E fiduciosi in una rivincita imminente in Scozia del Labour sull’Snp, dopo 25 anni di sconfitte seguite a un lungo dominio elettorale.
