Categorie: Politica

Da la vecchia Padania in edicola al giornale online pontesullostrettonews.it

di Stefania Piazzo – Occorre essere sempre felici e rallegrarsi quando nasce un nuovo giornale. Il pluralismo, l’informazione specie se territoriale, è una ricchezza per la democrazia ed è un anticorpo al disinteresse, al qualunquismo. Ed è un “cane da guardia” per i cittadini verso chi amministra. Ben venga quindi l’arrivo di una testata online come pontesullostrettonews.it. Non una, ma mille volte bene! Da giornalista esprimo i migliori auguri ai colleghi. Il nostro è un mestiere fondamentale anche per la Costituzione.

Felicitazioni arrivano anche dal partito che sul Ponte ha investito tantissimo. Eccole. “Esprimo davvero soddisfazione per la nascita della prima testata giornalistica online il cui focus è il Ponte sullo Stretto di Messina: pontesullostrettonews.it. Il giornale si prefigge di fungere da sentinella e da contraltare alle fake news sul Ponte, e si avvarrà del contributo di un comitato tecnico editoriale, di docenti universitari e di professionisti. Sarà, appunto, un contenitore tematico sulla più importante opera strategica e green del Mezzogiorno, utile anche a far recuperare a tutto il Meridione quel gap infrastrutturale che divide Sicilia e Calabria dal resto del Paese e dell’Europa”.
Così Nino Germanà, vicepresidente del Gruppo LEGA al Senato e segretario in commissione Lavori pubblici, a margine della presentazione del portale che si è tenuta a Palazzo Madama.

E aggiunge: “Ringrazio non solo il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini per aver finalmente messo fine alla politica dei ‘No’ di certa sinistra che finora ha fortemente penalizzato il Sud, ma anche gli ideatori del giornale. Anche la stampa e la giusta informazione- aggiunge- avranno un ruolo fondamentale per la realizzazione di questo progetto. Plaudo l’iniziativa editoriale perché come dichiarato dal direttore Davide Gambale non chiederà finanziamenti pubblici”.

Confesso che un po’ li invidio, in senso affettuoso, i colleghi che saranno sentinella giornalistica sul progetto. Perché ad un’altra testata, che era sentinella di un territorio e che ha dato voce, nel pluralismo della politica nazionale, alle istanze dei ponti irrealizzati al Nord, come l’autonomia, il federalismo, l’Europa dei popoli, è andata un po’ diversamente. La vecchia Padania cartacea non è sopravvissuta nemmeno al passaggio al digitale. Peccato, poteva essere una voce originale, come lo è sempre stata, anche online. Ma era cambiata l’aria, la linea politica, e quel nome era obsoleto, vecchio, da non far più vedere. Era ingombrante. Come ci si vergogna dei parenti anziani rimbambiti.

Sia chiaro, non c’è alcun nesso tra la vecchia Padania e il nuovo sito online sul ponte. Sono storie e vicende diverse, ma gli eventi imponevano una riflessione, un’opinione su come la politica esprime la propria alternante sensibilità sui territori.

La nuova Padania invece c’è, resiste, ed è letta, e ci fa piacere, da non leghisti, da neoleghisti e postleghisti. Segno che più che le strategie politiche dettate dal consenso, fare informazione dal punto di vista del Nord, anche solo nel taglio di un titolo, fa la differenza.

La Lega salviniana esulta per la sicilianità che sarà espressa, come deve essere, dalla testata che nasce all’insegna di un’opera strategica per il Sud.

Mai nessun “rimpianto”, invece, per una voce del Nord liquidata e chiusa. Eppure gli italiani vivono da Nord a Sud. In qualsiasi momento storico. I padani non sono folclore, lo dicono i dati del Pil, della previdenza, delle tasse, del residuo fiscale. Sono una regione-stato di fatto, non riconosciuta. Finché non arriverà un nuovo progetto politico che ridarà voce e rappresentanza ad un territorio tradito, dimenticato, rimosso dall’agenda politica e, soprattutto, dalla coscienza e dall’etica di chi è stato eletto al Nord. Qualsiasi sia il partito di appartenenza.

La Padania non è un partito, è una società di donne e uomini, di imprese, di giovani, dentro l’Europa, la Mitteleuropa, ma burocraticamente amministrata da chi non la conosce e la snobba. In Parlamento in primis. E si vede.

Stefania Piazzo

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