di Cuore verde – Non credo molto nei complotti estivi che, come un gelato, si sciolgono al sole. E non mi affascina neppure la categoria dei “buoni” e dei “cattivi da identificare, nelle regole elementari dell’attuale dibattito politico, alternativamente nella “destra” o nella “sinistra”. Siamo esposti da mesi ad un assillante dibattito politico e mediatico su “fascismo” e “antifascismo” e relative ideologie “conservatrici” e “progressiste”. Un dibattito che tende a polarizzare in senso estremo le opinioni e trasformare i cittadini in “tifosi”.
Non riesco a distinguere tra governo ed opposizione quando, pur marciando divisi, aderiscono uniti, quasi incondizionatamente, alle decisioni della UE, BCE e NATO ed ai pressanti ed inappellabili obblighi assunti per ottenere le rate del PNRR. A meno che non si voglia dar credito alle suggestioni fornite dalla rappresentazione mediatica di uno scontro che mette in continua contrapposizione gli estremi politici della destra e della sinistra. Una contrapposizione che, di fatto, si è “mangiata” il centro. Un modo di dividere e confondere l’opinione pubblica su un’improbabile crinale ideologico.
Nel deserto politico prodotto dallo svilimento dell’idea politica al quale hanno certamente contribuito le giravolte, le retromarce e i tradimenti politici dei cosiddetti sovranisti, i “reduci” e i “partigiani” di ideologie estreme si sono ritrovati soli a sfidarsi nel “saloon della politica”.
Forza Italia, con proposte quali lo ius scholae, sta tentando di rompere questa egemonia e riconquistare la sua collocazione naturale, il centro. Una ambizione legittima per un partito che, negli scorsi decenni, ha conosciuto grandi successi elettorali. Qualcuno intravede in queste proposte un tentativo di creare nuovi equilibri governativi.
A me sembra invece la necessità, quasi esistenziale, di uscire dalla logica dei duelli da saloon, amplificati dai talk show televisivi, e riportare il dibattito politico nel criterio della mediazione senza inutili e strumentali contrapposizioni. Non riesco ad intravvedere sotterranee logiche “internazionali” che potrebbero sovvertire in modo surrettizio il voto popolare.
Non sono poi in grado di valutare se, nel futuro prossimo, per un rilancio di Forza Italia, potrà essere sufficiente rispolverare il “brand” centrista magari con una adeguata operazione di marketing in stile aziendale. Negli ultimi anni, il voto ha assunto aspetti sempre più identitari e, pertanto, a mio parere, bisognerebbe innanzitutto capire a quale identità si potrebbe fare riferimento per un nuovo percorso politico, possibilmente “popolare”, scartando, ovviamente, quelle più estremiste e velleitarie. Penso che, oltre al centro come luogo di convergenza elettorale, occorrerebbe dotarsi di un adeguato strumento politico che coniughi mediazione e identità: il federalismo.
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