Clicco ergo sono. John Kennedy contro il diritto di voto negli infatuati del web

26 Aprile 2020
Lettura 3 min

di Stefania Piazzo – Il voto è un diritto. Ma il voto è anche una conquista. Pensare che la libertà sia un bene acquisito e che non si debba guadagnare come il pane è un errore di prospettiva pericoloso. La libertà non la si può dare a chiunque, è una responsabilità.

A sollevare in modo tecnico la questione è stato tempo fa Jason Brennan, col suo libro “Contro la democrazia”, pubblicato nel 2016. In Italia pubblicato con la prefazione di Sabino Cassese, uno tutt’altro che un reazionario negatore di diritti.

Kennedy senza sconti
Gli esempi si sprecano. Dicono ad esempio che negli Usa gli immigrati regolari che non superano un test di educazione civica non hanno il permesso di andare a votare. Ma, stigmatizza Brennan, alla stessa stregua in quello stesso test, «la maggior parte della popolazione di origine americana fallirebbe». Morale: l’elettore medio è poco o male informato. Che democrazia esce dal voto sovrano?

Lasciamo la parola a John Fitgerald Kennedy: “L’ignoranza di un elettore in una democrazia compromette la sicurezza di tutti”.

L’Alba delle polemiche
Quanche tempo fa un personaggio dello spettacolo molto popolare come Alba Parietti, ha fatto discutere e incazzare Il Fatto Quotidiano, perché nel programma “Stasera Italia” di Barbara Palombelli, aveva affermato che “chi non ha un’adeguata istruzione non dovrebbe votare”. Ecco qua. Il Fatto ha dato in pasto ai lettori la soubrette perché come può un personaggio dello spettacolo permettersi di dare lezioni di democrazia al popolo? Il forum dei commenti è diventato incandescente. Quasi al punto che “in casa del nemico”, l’epistocrazia, ha sbaragliato il giustizialismo fatto giornalismo.

I primi 600 commenti sulla pagina del quotidiano? Da questo primo mazzo emerge che…. : Insulti 10% Indignati 20% Contrari 20% Dubbiosi 10% Favorevoli 30% Molto favorevoli 10%. Se però dall’elenco si escludono i lettori abituali del “Fatto Quotidiano” – evidenziati da una particolare icona a fianco del loro nome – una larga maggioranza risulta esprimersi a favore della posizione espressa dalla Parietti.

Come dire, la questione è tutt’altro che marginale, il dibattito cresce e non è una discussione da salotto. I commenti sono 3-4mila….

Preparato chi votiamo, preparato chi vota
Chiediamo responsabilità ai politici, perché li vogliamo preparati. E vorremmo che magari avessero un titolo di studio, fossero pronti a capire come gestire la cosa pubblica. Un tempo chi governava non veniva scelto sulla rete, né solo per far fuori la segreteria politica che c’era prima. Oggi uomini o donne soli al comando vengono preferiti perché propongono soluzioni semplicistiche a problemi che semplici non sono.

All’incapacità di chi governa viene proposto il sovranismo come soluzione. All’Europa dei burocrati viene prefigurata una repubblica con più confini in un mondo che tutti i giorni, noi per primi, si muove chiedendo di accorciare tempi e distanze. Ma una autarchia fatta da ignoranti al potere non è migliore di una Repubblica parlamentare dove ignoranti eletti dal popolo sovrano vengono scelti da chi non ha elementi per poter scegliere al meglio. Invertire l’ordine dei fattori non cambia il risultato.

La soluzione non è dunque isolarsi di più o aprirsi senza limiti, ma avere conoscenze per avere una classe politica degna di rappresentarci. E noi, a nostra volta, essere degni della cittadinanza che ci consente di scegliere il nostro futuro in cabina elettorale.

Fateci caso. Di epistocrazia la politica non parla. Gira alla larga da qualsiasi presa di posizione.

Oggi il voto procede per infatuazione. Si segue lo sciamano del momento. Il fenomeno è mondiale, non è solo italiano. Il popolo si sta trasformando, specialmente sui social, in una tifoseria stile hooligan, dove non interessa la partita, ma picchiare l’avversario. Il voto esprime un sentimento, non un pensiero. Diventa una guerriglia mediatica.

Insomma, se vogliamo che i politici passino un esame, perché non deve esserci una patente di buon cittadino per poter votare con consapevolezza? E’ il tema che solleva l’epistocrazia, la democrazia di chi ha competenza.

Il via con Mani pulite
La delegittimazione della politica ha un punto di inizio, e di fine. E’ con la stagione di Mani pulite che si apre un nuovo scenario, che tutto quel che “si sapeva”, che si intuiva, esce allo scoperto, e cioè che una classe politica che fino ad allora aveva governato, era anche brava a rubare. Via tutto. Via tutti. Via anche la legge elettorale. Evviva il maggioritario. Via il proporzionale. Evviva la governabilità. Una nuova illusione.

Lo stiamo pagando sulla nostra pelle, da quando è caduta la Prima repubblica, da quando con tangentopoli e mani pulite, qualsiasi cosa fosse alternativa al vecchio sistema era legittima, più legittima solo perché nuova. Non più preparata, semplicemente diversa. E infatti oggi non si ruba di meno, si ruba in modo diverso. La presenza mafiosa, in particolare n’dranghetista, ha conquistato spazi istituzionali, la questione morale è oggi più assente rispetto a 30 anni fa. La fragilità dei governi e l’inconsistenza dei politici ha portato a invocare il governo dei tecnici. Non eletti, chiamati dagli eletti, a governare gli elettori disarmati.

Fenomeni elettorali gonfiano e sgonfiano le urne sovrane, tifoserie si alternano. Davvero Alba Parietti diceva cose sbagliate? Già solo il fatto di criticare il suo pensiero perché si chiama Alba Parietti e perché vota a sinistra la dice lunga sulla democrazia e sull’idea di sovranità e diritto di parola che ha in testa il popolo dei forum. Dove si orienta il pensiero, e dove si forma la coscienza elettorale. Un tempo si studiava, e si ragionava, oggi si clicca.

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