di Stefania Piazzo – Gli dobbiamo credere? La piazza del centrodestra, distanziata, un po’ vuota e un po’ piena, tra assembramento schivato e crisi del governo, lancia un nuovo win win salviniano. Vincere con il nuovo binomio, presidenzialismo e federalismo. Due vecchi cavalli di battaglia, il primo di Fratelli d’Italia, mai venuto meno, il secondo è il Lazzaro della Lega. Resuscitato in tempo di post covid per ravvivare le ragioni delle regioni rispetto al centro e per rinfrescare un tema sempreverde alla vigilia delle regionali.
Ma gli dobbiamo credere? No euro, sì euro. 500mila espulsioni, poi diventate forse 80mila. Cancellazione delle accise sulla benzina. Per non parlare dell’autonomia, che sarebbe stata fatta in 15 giorni. Ne sono passati quasi mille dal voto.
Di riuscito a Roma alla manifestazione del 4 luglio è il distanziamento, ottimo e abbondante. Il centrodestra non è attaccato alle poltrone.
Le due riforme cardine insomma sono “federalismo e presidenzialismo”, nel governo che Salvini avrà “l’onore di presiedere”.
Ma in questo quadro elettorale, di propaganda, non si affronta la questione centrale.
Stare con l’Europa per farla diventare federale o “lavorare per disgregarla ritornando al vetero-nazionalismo del secolo scorso, rappresentato da piccoli e deboli stati in perenne scontro tra loro…… e quindi asserviti a qualche super-potenza? Una grande Europa Federale fa paura a tutti!”, scriveva tempo fa il mio amico Luigi Negri.
“Alle Europee del 1989 in un giovane movimento muoveva allora i suoi primi passi: “La Lega Lombarda”. Un manifesto accompagnava le bandiere della Lombardia e quella dell’Europa e vi appariva una scritta: “LOMBARDIA EUROPA DA SEMPRE”.
E invece oggi il problema è rifare ancora la legge elettorale, sventolare il federalismo che non verrà e via col vento.