di Gigi Cabrino – Il senatore Dario Stefano, presidente della commissione politiche UE, lascia il PD con una lunga nota. Un’altra tegola per Letta alle prese con candidature ed esclusioni eccellenti.
“Ho deciso di non candidarmi con questo Partito Democratico alle prossime elezioni parlamentari e di consegnare al segretario Letta la tessera. Lo stesso segretario che, solo qualche mese fa, mi ha chiesto di rimuovere la mia auto sospensione dal PD, pur avendo condiviso appieno le ragioni che avevano portato a quella scelta. La mia è una decisione sofferta, determinata da una serie di errori di valutazione che il Pd sta continuando a inanellare”.
Questi errori, per il senatore ormai ex PD, “rischiano di compromettere i risultati di un intenso lavoro svolto per tutta la legislatura senza soste, e mirato ad arginare, in primis, gli effetti della crisi pandemica ed economica, ma anche una deriva populista e antieuropeista pericolosa per l’Italia e per le prossime generazioni”.
È l’abbandono delle tendenze riformiste nel PD che , secondo Stefano, stanno trasformando il partito in qualcosa in cui non si riconosce più.
“Il segretario del PD a Roma e qualcun altro in Puglia, scientemente, perseguono l’obiettivo di sacrificare proprio quest’anima del partito, pure così importante. Peraltro, è lo stesso partito che nel giro di poche ore ha sacrificato l’agenda Draghi per un indistinto programma generalista. In un momento in cui è più che mai necessario dimostrare coraggio e avere chiarezza per affrontare e arginare sovranismi e populismi – continua – , nella mia regione, la Puglia, il Pd sta invece instaurando un sodalizio con un civismo opaco e di convenienza, in una pura logica di “scambio di voti”, negoziando postazioni istituzionali e luoghi di potere, con cui personalmente non ho ragione di condividere nulla. Men che meno mortificare principi e convincimenti a cui sono stato educato e su cui ho ispirato e costruito la mia vita, privata e pubblica.”
Il senatore chiude con alcuni ringraziamenti per colleghi compagni di viaggio: Lorenzo Guerini, Luca Lotti, Alessandro Alfieri, Andrea Marcucci e Simona Malpezzi , tutti esponenti di quell’ala riformista del PD che in queste ore il segretario Letta pare sacrificare sull’altare dell’intesa con la sinistra radicale e con gli ex cinque stelle guidati da Di Maio.