di Luigi Basso – La questione ucraina ha vissuto una improvvisa, quanto inaspettata, accelerazione: mentre tutti i governi occidentali avevano incautamente previsto una invasione militare dell’Ucraina da parte dell’Esercito Russo in stile hollywoodiano, con truppe e carri armati, Putin convocava un Consiglio di Sicurezza al termine del quale procedeva, come richiestogli dal Parlamento Russo, al riconoscimento formale delle due Repubbliche di Luhansk e di Donetsk nate dalla secessione da Kiev nel 2014.
La Russia ha, dunque, mosso gli scacchi sul piano prettamente giuridico: una delle prerogative degli Stati è quella di riconoscerne altri.
Ciò è perfettamente legale.
Infatti alcuni Stati riconoscono Taiwan, altri no (la stragrande maggioranza, tra cui gli USA….).
Peraltro, sarebbe stato sufficiente conoscere un po’ di storia elementare per prevedere che Putin non avrebbe aggredito frontalmente e spudoratamente l’Ucraina, per almeno due ragioni.
In primo luogo, si dimentica che la Russia negli ultimi secoli è stata sempre aggredita dall’esterno: gli Europei l’hanno fatto due volte, con Napoleone ed Hitler; anche i giapponesi ci provarono a Port Arthur; persino la guerra afghana non fu formalmente un’aggressione sovietica, in quanto venne giustificata dalla richiesta di aiuto da parte di una delle fazioni interne in lotta per il potere.
In secondo luogo, la Russia è un importante membro del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e non si comporterebbe mai come uno stato canaglia che attacca uno Stato Sovrano a freddo, senza una giusta causa.
A dire il vero, neppure i dittatori più sanguinari vogliono passare per aggressori: per esempio, neppure Hitler invase la Polonia senza una apparente giustificazione sul piano formale, tanto è vero che ricorse al finto attacco della stazione radio di Gleiwitz per non sembrare un volgare aggressore.
Tutte le guerre sono giustificate sul piano formale, per ovvie ragioni interne ed internazionali.
Gli Stati Uniti, per dire, fin dai tempi dell’inesistente incidente del Tonchino (che giustifico’ la guerra in Vietnam), passando per le famose quanto improbabili armi chimiche di Saddam, hanno fatto ricorso a stratagemmi fantasiosi o inventati pur di non apparire come gli aggressori.
Tornando all’attualità, poco dopo il riconoscimento internazionale di Putin, anche gli USA hanno mosso le loro pedine, attraverso un ordine esecutivo di Biden che per la verità è sembrato piuttosto ambiguo.
Il Presidente USA ha infatti emanato un ordine diretto agli uffici statunitensi a mezzo del quale si vara un vero e proprio embargo contro “le cosiddette Repubbliche di Luhansk e Donestk, regioni dell’Ucraina”.
Il provvedimento, pubblicato sul sito della Casa Bianca, lascia perplessi per due motivi.
In primo luogo gli USA riconoscono ufficialmente uno status giuridico internazionale differenziato alle due “cosiddette Repubbliche” rispetto al resto dell’Ucraina: l’ordine di Biden, infatti, tratta in modo differente a seconda che l’interlocutore sia ucraino o abbia sede nella regione di Donetsk o di Luhansk.
È un riconoscimento de facto che avrà allarmato Kiev forse ancora di più del riconoscimento russo, che era già implicito.
In secondo luogo, l’Ordine Esecutivo non punisce la Russia (anche perché Putin ha agito in punta di diritto e non è tecnicamente colpevole di alcuna infrazione), ma è rivolto contro le due “cosiddette Repubbliche” che, secondo Biden, dovrebbero essere sanzionate poiché sono state riconosciute come tali: un’assurdità.
Un’accusa che sul piano del diritto internazionale non esiste, tant’è che Biden ha adottato un Ordine Esecutivo, che è un atto interno all’amministrazione USA, appunto.
Il sospetto, a questo punto, è che Russi e Americani si muovano su canali ignoti e che abbiano raggiunto delle intese.
A scapito di chi?
Probabilmente di chi si trova in mezzo ai due giganti geopolitici.