Pfas nell’acqua, alcuni interrogativi in provincia di Alessandria

30 Luglio 2024
Lettura 2 min

di Gigi Cabriino – Il Comitato StopSolvay, GreenPeace e Anèmos hanno chiesto un incontro urgente alla Regione Piemonte e sollecitato “una presa di posizione decisa e trasparente” da parte delle istituzioni regionali sulla questione Pfas.
Così riporta la notizia Radio Gold.
In una lettera indirizzata al Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e all’Assessore regionale alla Prevenzione e sicurezza sanitaria, Federico Riboldi, visionata e pubblicata da Radio Gold, i comitati e l’associazione hanno espresso “profonda preoccupazione” per “le crescenti evidenze circa la massiva contaminazione da sostanze poli e perfluoroalchiliche, un fenomeno che da tempo mette a serio rischio la salute dei cittadini dell’alessandrino e di molte aree della regione“.


Il Comitato StopSolvay, GreenPeace e Anèmos ricordano anche “i risultati allarmanti evidenziati dalle analisi autofinanziate dai cittadini per rilevare la presenza di Pfas nel proprio sangue”, che hanno allegato alla lettera.


“I Pfas – si legge nella lettera indirizzata a Cirio e Riboldi – sono sostanze chimiche di sintesi, persistenti e bioaccumulabili, causa di gravi effetti negativi sulla salute, tra cui alcune forme tumorali, problemi tiroidei e disfunzioni del sistema immunitario. Le numerose pubblicazioni scientifiche sull’impatto sanitario dei Pfas hanno spinto per ben due volte (2022 e 2024) i cittadini alessandrini ad attivarsi autonomamente per sottoporsi alle analisi per verificare la presenza di Pfas nel proprio sangue. Già nel 2022, infatti, l’inchiesta giornalistica della RTBF, televisione belga, in collaborazione con il comitato Stopsolvay e l’Università di Liegi effettuò uno studio su un campione di 50 cittadini residenti ad Alessandria e nella frazione di Spinetta Marengo”.

E gli esiti non sarebbero stati brillanti. I Comitati chiedono che le preoccupazioni sollevate dalla popolazione  trovano adeguato riscontro nelle risposte istituzionali. Ne è prova lampante il biomonitoraggio che la Regione stessa ha avviato ma che finora avrebbero coinvolto un numero irrisorio di cittadini.

“Negli ultimi decenni – si legge ancora – il nostro territorio ha subito numerosi disastri ambientali che hanno lasciato cicatrici profonde nelle nostre comunità. Il caso dell’amianto di Casale Monferrato è emblematico…. Storia ancora più vecchia è quella dell‘Acna di Cengio…  Questi due esempi devono essere un monito e spingere gli attuali amministratori a non tergiversare e prendere decisioni concrete e immediate, soprattutto in presenza di evidenze sufficienti e inequivocabili… Chiediamo che la Regione Piemonte prenda, senza più indugi, una posizione chiara e decisa in merito a questa emergenza. Perciò chiediamo: 1. Un incontro con la partecipazione di esperti indipendenti e cittadini, per discutere apertamente la situazione e le misure che l’Ente da voi rappresentato voglia adottare. Chiediamo un cronoprogramma vincolante che possa essere condiviso, in modo trasparente, con la cittadinanza. 2. Un piano d’azione immediato per la bonifica delle aree contaminate e la protezione della salute pubblica, con tempi certi e la definizione di un quadro chiaro delle responsabilità. 3. Trasparenza nella comunicazione dei dati relativi alla contaminazione ambientale, alimentare e delle persone, con aggiornamenti regolari da parte di Arpa e Asl accessibili ai cittadini e che riguardino tutte le aree della regione in cui la contaminazione è nota”.

credit foto luis-tosta-SVeCm5KF_ho-unsplash

Gigi Cabrino nato a Casale Monferrato (AL) nel 1977, laureato in economia aziendale, in Teologia e specializzato in servizi socio sanitari, padre di quattro figli. Consigliere comunale a Villanova Monferrato per due mandati a cavallo del secolo scorso e a San Giorgio Monferrato dal 2019. Lavoro nella scuola pubblica da alcuni anni come insegnante prima e tra il personale non docente poi. Atleta di fondo e mezzofondo da sempre.

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