di Gigi Cabrino – Nel giro di due anni gli ospedali del Piemonte perderanno qualcosa come duemila medici; la tendenza riguarda un po’ tutta Italia, come emerge da un recente studio di Anaao- Assomed, ma la sanità piemontese risulterebbe tra le più penalizzate da questo “esodo” di camici bianchi.
L’Assessore alla sanità piemontese Icardi afferma che da tempo la Regione chiede al Governo di potere inserire gli specializzandi a pieno titolo nell’organico medico ma per questo passaggio occorre avviare complicate procedure per la trasformazione degli ospedali in cliniche universitarie.
Intanto sempre più medici lasciano le strutture ospedaliere, in parte per il raggiungimento dell’età pensionabile, ma soprattutto per trovare impiego presso strutture private o nella libera professione.
Nel 2021 i numeri maggiori di dimissioni di medici da strutture pubbliche si rilevano presso L’ASO di Alessandria, che comprende la struttura ospedaliera del capoluogo, seguita a ruota dall’ASL Alessandria comprendente le restanti strutture del territorio provinciale; un triste primato, quindi, per la provincia alessandrina.
C’è di che riflettere : donne e uomini che hanno superato difficili selezioni per l’ammissione alle facoltà di medicina, duri anni di studio, specializzazione e percorsi di formazione continua non trovano interessante ed appagante la professione medica negli ospedali pubblici e preferiscono orientarsi ad altri sbocchi professionali.
Da parte di Anaao- Assomed si osserva che occorre far sentire i medici come parte di un progetto e di una missione e non semplici pedine da spostare per coprire turni o personale mancante; magari favorendo, ove possibile, il ricorso al part time per armonizzare vita professionale e familiare, valorizzando le professionalità etc….
Insomma, per la prossima amministrazione comunale alessandrina non sarebbe male, prima di pensare a fantomatici nuovi ospedali – dati per certi senza progetto, finanziamento né spazio di costruzione – fare una chiacchierata con le istituzioni regionali e trovare una via comune per frenare la fuga di medici dagli ospedali della città e della provincia.