di Roberto Gremmo – Parte dalla Savoia francesizzata dallo Stato centralista una forte denuncia della colonizzazione selvaggia delle Alpi, dove la popolazione locale non é più proprietaria della propria terra.
Il grido di dolore motivato dei Savoiardi è contenuto nel prezioso saggio “Savoie des questions qui dérangent” (Domande scomode sulla Savoia) edito dall’amico e patriota bretone Yoran Embanner che da tempo è all’avanguardia nella pubblicazione di testi sui Piccoli Popoli, gli indipendentismi e le identità etniche di tutta Europa (71 hent Mespiolet 29170 Fouesnant Bretagne tel.0298561011 – yoran.embanner@gmail.com.
Autore di scomode domande sul destino della Savoia è il professor Laurent Blondaz di Chamonix che alla competenza di studioso del territorio unisce un’attiva militanza fra i pionieri autonomisti del “Mouvement Région Savoie” d’inspirazione autenticamente federalista.
La situazione attuale d’una Regione montana neanche più unita amministrativamente é davvero drammatica, perché gli equilibri sociali, economici ed antropologici sono stati sconvolti con la disintegrazione dell’identità paesaggistica, la distruzione degli antichi villaggi montani schiacciati da un’urbanizzazione piegata ad un turismo irrispettoso ed un inquinamento derivato dall’imposizione di gradi opere spsso inutili, pericolose e dannose (come il TAV e la centrale nucleare di Bugey).
Il professor Blondaz non manca di denunciare il triste destino della lingua franco-provenzale regionale (che il compianto amico Federico Krutwig battezzava “harpitana”) sempre più marginalizzata ed emarginata, benché sia ancora l’elemento distintivo di una vera e propria ‘“nation européenne historique” che é stata alla luce del sole per secoli nello Stato intermontano con Piemont e Nizzardo.
Un’identità che, non ce ne voglia Blondaz (pag. 47), ha avuto ben poca dipendenza dalla “renaissance itaienne” ma si è caratterizzata come una civiltà con caratteristiche proprie, diverse sia da quelle della “Grande france” che da quelle della Padania lombarda, per non dire di quelle, lontane anni luce, del Mezzogiorno napoletano. Certamente, lo Stato francese perseguitò per qualche tempo la lingua italiana, ma lo fece specularmente a quanto faceva oltr’Alpe Benito Mussolini che italianizzava i toponimi francofoni di val Susa e val d’Aosta.
I regimi centralisti sono di frequente simili nella loro ottusa azione di livellamento culturale e di falsa ‘uguaglianza’ di cittadini omologati e conformisti.
Chi legge il libro di Blondaz non può che convincersi che per salvare davvero la vita delle Comunità alpine è necessario imporre contro Parigi e contro Roma la nascita di un governo federale e democratico, creando nelle valli liberi Cantoni autonomi e sovrani come quelli elvetici.