FATE PRESTO. Mais e grano, Coldiretti Piemonte in economia di guerra: coltivare subito anche i campi incolti per autosufficienza

14 Marzo 2022
Lettura 2 min

di Gigi Cabrino – FATE PRESTO. Così titolava Il Sole 24 Ore nel novembre 2011 nel pieno della crisi del debito sovrano con lo spread che volava alle stelle.

C’era ben poco da fare, in verità, la crisi era interamente frutto della speculazione delle grande banche mondiali che non gradivano la presenza del Governo Berlusconi, e ancor meno lo gradivano i “capitalisti con denaro publico” che gravitavano- e gravitano- dalle parti della capitale.

Era stato sventato il principale pericolo per questi soggetti, pochi mesi prima il presidente Napolitano non aveva firmato il decreto legislativo sul federalismo fiscale che avrebbe lasciato, forse meglio di tante forme di autonomia differenziata, risorse ai territori imponendo un cura dimagrante non da poco allo stato centrale, serviva l’ultima spinta per far cadere un governo, comunque non esente da colpe, e così è stato; l’arrivo di Monti ha rassicurato i “mercati” e il debito pubblico inaccettabilmente alto ha potuto riprendere a crescere senza problemi.

Oggi a gridare FATE PRESTO, non sono giornali di editori legati all’alta finanza, non sono banchieri centrali di mezza Europa; sono le famiglie, le imprese, gli agricoltori, insomma la società e l’economia reale.

Confesercenti ha lanciato l’allarme, se non si interviene immediatamente sul prezzo del carburante e del gas tagliando l’enorme carico fiscale ad esso legato nel solo Piemonte, che come il resto del Nord produttivo sta lentamente cercando di rimettersi in piedi dopo la crisi dovuta alla pandemia, sono a rischio 2 miliardi di minori consumi e 3,3 miliardi di minore ricchezza prodotta.

Sono famiglie che devono andare a lavorare in auto, che devono scaldarsi e lavarsi, che devono nutrirsi, sono piccoli imprenditori con i loro furgoncini e professionisti con le loro automobili, roba distante anni luce dalle centrali del potere romano.

Gente che non capisce, ad esempio, perché il prezzo della benzina e del gasolio debba essere così alto per imposte come quella sulla guerra d’Africa di quasi novant’anni fa, per la crisi del Suez o per il crollo della diga del Vajont, da cui le laboriose popolazioni locali hanno saputo risollevarsi in poco tempo.

Sono anche gli agricoltori a sollecitare un cambio di regole sulla coltivazione di grano e mais, dal momento che le politiche di corto respiro degli ultimi decenni ci hanno fatto importare interamente questi prodotti dall’est Europa perché più convenienti; capita poi che in quelle zone scoppia un conflitto che rischia di portarci alla terza guerra mondiale e non solo non possiamo più importarlo, con immediata impennata dei prezzi di pane, pasta, mangimi per bestiame etc… ma per le assurde regole imposte agli agricoltori non siamo nemmeno nelle condizioni di poterlo coltivare a casa nostra.

Coldiretti Piemonte fa sapere che saremmo in grado da subito di coltivare 75 milioni di quintali di mais e grano potendo utilizzare nelle semine primaverili i quasi 20mila ettari tenuti incolti per obblighi normativi.

Non è un ritorno all’autarchia, è permettere ad aziende e famiglie di poter tornare a respirare nel più breve tempo possibile perché un livello di prezzi come quello che stiamo sopportando su grano, mais, materie prime, gas, petrolio e carburanti non siamo in grado di reggerlo a lungo.

Serve tornare a gridare FATE PRESTO!!!

Foto di Tomasz Filipek

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