di Gigi Cabrino – Nonostante le rassicurazioni fatte nei mesi scorsi ai sindaci piemontesi e in particolare della Provincia di Alessandria restano confermati i siti candidati ad ospitare il deposito unico delle scorie nucleari. La provincia ha già dato, si ripete da mesi, tra rischi collegati al polo chimico alessandrino e dramma dell’Eternit nel Monferrato.
Si apprende da organi di stampa della provincia di Alessandria che praticamente tutto resta confermato, nonostante mozioni parlamentari e rassicurazioni giunte nei mesi scorsi.
“Lo scorso marzo Sogin, la società di Stato responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi, aveva correttamente trasmesso al Ministero della Transizione Ecologica la Cnai, ovvero la Carta delle Aree Idonee atte a ospitare il deposito nazionale e annesso parco tecnologico”.
Questo documento riservato è trapelato ed è stato pubblicato su diverse piattaforme on line.
“Stando alla mappa, i timori di molti Comuni della nostra provincia, in particolare la pianura alessandrina, sono confermati: dei 67 siti italiani segnalati all’interno della versione precedente la Cnai, ovvero la Cnapi, sono al momento 58 quelli attualmente in lizza per ‘ospitare’ l’impianto e fra questi le aree AL-1 tra Alessandria, Bosco Marengo e Novi Ligure; AL-2 tra Bosco Marengo e Frugarolo, AL-3 tra Alessandria e Oviglio; AL-8 tra Alessandria, Castelletto Monferrato e Quargnento; AL-14 tra Alessandria, Fubine e Quargnento e anche AL-13, tra Castelnuovo Bormida e Sezzadio, destano le maggiori preoccupazioni”.
I giornali locali informano che “l’iter burocratico indica dicembre 2023 come tempistica definitiva per la scelta del sito, che dovrà dunque diventare operativo nel 2029. Tuttavia se entro il 2025 i lavori non dovessero essere avviati, l’Italia incapperebbe in un grave procedimento d’infrazione da parte della Commissione Ue, che impone la messa in sicurezza di oltre 100mila tonnellate di scorie nucleari, e con esse i rifiuti del settore medico-ospedaliero”.
L’opposizione piemontese ed alessandrina in particolare è dovuta al fatto che “gli ettari da destinare al deposito andrebbero a impattare negativamente su ambiente, salute, agricoltura e turismo (specie per le aree monferrine)”.
Soltanto un appunto, sperando di non essere accusati di vilipendere alle più alte cariche dello stato.
Un noto parlamentare leghista, nella passata legislatura, aveva rassicurato, forte della sua posizione nella maggioranza di governo nel novembre 2021 che -testuale- “nessuno dei siti piemontesi indicati da Sogin è in realtà idoneo ad ospitare il Deposito nazionale delle scorie radioattive”.