di Roberto Gremmo – Una folla straordinaria ha assistito domenica al corteo popolano della “Bahio” a Sampeyre, in val Varacho, una delle più importanti manifestazioni che tramandano i migliori valori della civiltà delle montagne del Piemonte, celebrando la gloria dei popolani che in un lontano passato difesero la libertà dei nostri paesi.
Questa straordinaria ed originale rappresentazione rituale ha più di mille anni e ricorda la cacciata dei saraceni, feroci tagliagole battuti dalle milizie spontanee valligiane.
Aperto dal suono propiziatorio del “Tambourn majeur” che spezza il silenzio della rassegnazione, gli uomini (solo i maschi partecipano) delle quattro borgate paesane sfilano, agghindati con costumi che rievocano simbolicamente un evento epocale della storia minore della marginalità montanara.
Un’epopea di cui non scrivono i libri di storia zeppi di retoriche guerrafondaie di gloriosi condottieri sabaudi ma senza una riga sulle vicende, queste si’ davvero eroiche, delle imprese dei ceti subalterni e della loro resistenza contro tutte le minacce.
Come in poche manifestazioni popolari ancora sopravvissute al livellamento massificante ed alle mistificazioni del folklorismo consumistico, i protagonisti di danze e balli, i fieri e gagliardi giovani che sfilano, i “manteneiro de la lengo” che tengono viva la parlata locale, esaltano nella coralità della loro festa il patrimonio di valori delle vecchie Badie, le società paesane di comunità unite e coese.
Ecco allora gli “Aba’” e gli “Alum” che guidano il corteo, gli “Arlequin”che mettono ordine, gli “Escarlinie” che ricordano le spontanee coorti difensive e tanti altri personaggi che nei loro sgargianti e luccicanti costumi fanno buona guardia ai feroci invasori “morou” e “turc”, cacciati per sempre.
Meno male che nella loro ignoranza e nell’ urbano-centrismo decadente, i critici del progressismo d’accatto si disinteressano delle autentiche manifestazioni popolari, perché altrimenti chissà quali crocifige getterebbero su una manifestazione di soli uomini (maschilista), contro gli stranieri (razzista) e che esalta le specificità del paese (campanilista).
In realtà, a dispetto di tutto il potente mondo della regressione valoriale teleinstupidente e socialdipendente, l’anima popolare si nutre di idealità, credenze, miti e speranze opposte a quelle dell’ egemonismo imperante e disgregante.
Esalta i Montanari con gli zoccoli al piedi e non i poltronari schiavi del consumismo; celebra la comunità e rifiuta l’individualismo edonistico; esalta il lavoro dei campi e si tiene lontano dall’ effimero ed improduttivo mondo del mercato luccicante di fasulle ed abbaglianti luci della ribalta e dell’apparenza.
Viva sempre la Bahio, e resti il ricordo di barba Toni Baudrier, un uomo che ha tanto amato la val Vadacho ed ha dato molto a Sampeyre.
Finché il tamburo suona, non tutto e’ perduto.