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Vimercate. Bossi non c’è. Ma c’è

13 Ottobre 2024
Lettura 1 min

di Stefania Piazzo – Sfilano gli ex, alla Ludovica tra Oreno e Vimercate. Fondatori della prima ora, post leghisti, delusi, incazzati. Rifondatori. In tutte le varianti. Da chi ha, da tempo e prima del tempo, capito che era cambiata l’aria e ha fondato altri movimenti a chi si è tappato il naso per anni e poi ha compreso che spazio per fronde e “anime interne” non ce n’era.

La Lega Salvini Premier non è la Democrazia Cristiana delle correnti. O resti o ti licenzi per giusta causa.

A Vimercate decolla il primo tentativo coordinato di superamento della Lega di destra. Il Patto per il Nord non arriva lì però in casa di Pinamonte, sconosciuto ai più sino a ieri, per pura casualità.

L’Alberto da Giussano ha lo spadone su. Pinamonte, che è esistito per davvero, ha uno spadino verso il basso. Un trono di spade padano alla resa dei conti.

Molti attendevano l’epifania di Umberto Bossi. Ma chi lo conosce sa che il Capo “manda avanti”. Uno: Bossi non c’era perché non si è materializzato. Due: Bossi c’era e c’è perché in sala c’erano tutti i suoi allievi, e perché questa Lega non gli piace, da anni. Ha sempre tenuto fede a quel suo intervento al congresso che incoronò Roberto Maroni nel 2012 suo successore, quando affermò che non avrebbe mai diviso in due un figlio, ma lo avrebbe lasciato vivo, purché non morisse, a chi lo reclamava. E così è stato.

Oggi Bossi c’è, perché nella sua dote di visionario della politica, ha lasciato come fondamentale desiderata la sua richiesta di unità e riaggregazione del volgo disperso del Nord che non ha più un baricentro politico. Un tentativo è partito e prossimo naturale sbocco è andare ad elezioni. Da partito. Costruito da chi si riconosce lì più amico di altri rispetto alla Lega delle destre europee.

D’altra parte, lo scrive Cicerone nel Lellius, nel trattato sull’amicizia: “Si concederà certo essere vero che i buoni amano e a sé attirano i buoni, quasi fossero congiunti per parentela e natura; nulla infatti brama più che la natura cose simili a sé e a sé le rapisce”.

Se si legge bene, l’ultimo passo in latino può preoccupare Salvini: “…similium sui nec rapacius quam natura”. Occhio a quel “Rapacius…. Quam…”. In modo più… Più rapace di…quanto sia la natura. E’ quel farsi rapire da ciò che brama le cose simili a sé”. Se i pattisti del Patto del Nord saranno più “rapaci” rispetto agli obiettivi comuni, se troveranno la forza e l’intelligenza di crescere nel tempo, saranno rapaci come lo è stato chi li ha fatti nascere anni fa e ispirati, oggi? Combattenti, non reduci, insomma…

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Direttrice: Stefania Piazzo
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