Trionfo e forse declino del meridionalismo in un asse Nord-Centro

9 Dicembre 2020
Lettura 2 min

di Sergio Bianchini – Il Nord guarda sbalordito e incredulo al totale trionfo del meridionalismo di cui Conte è il rappresentante supremo assieme ai 5 stelle.

C’è da dire che il Sud ha una determinazione ed una capacità di adattamento alle situazioni che sono sconosciute al Nord.

Scegliendo senza scrupoli e senza dogmi concettuali e procedurali gli alleati utili per lui il Sud ha preso gradualmente in mano tutto l’apparato statale, esercito, polizia, magistratura, scuola, televisione di stato.

Ma anche fuori dallo stato la presenza ed il potere meridionalista si è sviluppata senza sosta conquistando giornali, televisioni ad esempio La 7 ma anche ampie porzioni di Mediaset. Si è alleato ad un certo punto anche al nord odiatissimo con Salvini, spostandosi poi sul centro col PD. Il Sud non ha davvero remore nel porsi continuamente nelle posizioni contigue al potere. Lo ha fatto per decenni ma adesso è proprio giunto al culmine.

Solo che di questo potere non sa cosa fare salvo la donazione di stipendi al popolo meridionale di cui è sempre coerente e severo rappresentante.

Il Nord e il Centro Italia nella loro continua rivalità hanno sempre cercato di usare il sud per ottenere la supremazia. Avvenne per decenni contro il “comunismo” dell’Italia centrale. Ma poi dagli anni Ottanta il PCI, dismessa la lotta anticapitalista contro le aziende del nord, divenne il rappresentante organico del Centro Italia e alleandosi al meridionalismo conquistò l’egemonia politica e culturale e statale nazionale e la funzione di collante.

Alla fine la vecchia DC a prevalente trazione nordica capitolò e si sciolse(nel 2000) e il residuato del comunismo, senza alcuna profonda revisione del proprio passato culturale e politico la sostituì. La mancata revisione profonda ha fino ad oggi impedito agli intellettuali ex PCI di posizionarsi concettualmente sulla particolarità della nazione Italica e cioè la sua natura trinitaria(Nord, Centro, Sud) e la sua natura profondissimamente cattolica.

Tutte le fasi di cui ho parlato non avrebbero potuto succedersi senza la regia più o meno occulta della chiesa cattolica che è il vero ago della bilancia nelle vicende italiane.

Ma, sorpresa, proprio il trionfo totale del meridionalismo sembra l’inizio del suo tramonto perché ormai è evidente e credo anche ai meridionali, che il sud manca degli elementi e delle capacità organizzative necessari per governare il paese. Manca di quelle capacità manageriali che sono normali al nord, ed anche delle capacità culturali, filosofiche e giuridiche tipiche del centro italia.

Nel centronord il rigetto del governo attuale e della sua corte dei miracoli è ormai totale. Anche il Sud non lo stima tanto, ma il Sud in fondo non stima totalmente nessuno, sostiene solo condizionatamente chi gli porta qualche vantaggio e solo fino a quando riesce a farlo.

Ad opporsi a questa allucinante situazione di stallo c’è il Nord (o c’era, ndr) con Salvini e Berlusconi e il centro con la Meloni ma anche Renzi. Il grosso del PD che si era abituato a gestire tutto il paese e fare da collante è in mezzo al guado. Nel Nord fa eccezione il Piemonte che per la sua antichissima rivalità con il lombardo veneto sta sempre con il Sud, vedi Travaglio, De Benedetti, Cairo (originario di Alessandria e dal 2005 è proprietario e presidente del Torino Football Club), Appendino. Ma anche la fuga della Fiat può essere vista in un’ottica di rifiuto del nordismo ma anche del meridionalismo.

Aspettiamo gli sviluppi che possono verificarsi solo con una consapevole alleanza tra Nord e Centro per attivare strategie e politiche di lunga durata, in primis la fine dello stato clientelare dispensatore di finti posti alibi per veri stipendi al meridione.

Proprio la fine di questa pluridecennale e mortale strategia può aprire le porte ad uno stato che sia punto di incontro e accumulazione delle migliori risorse del paese e possa quindi essere un aiuto e non un peso insopportabile.

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