di Luigi Basso – I fatti superano sempre la propaganda.
Ascoltando la lettura della lista dei ministri del governo Draghi, ad un iniziale sconforto è presto subentrata una sana ilarità.
Dopo tutto il martellamento dei giornaloni di questi giorni su Draghi, il whatever it takes, lo standing internazionale, l’ora delle scelte irrevocabili finalmente scoccata, quasi quasi gli italici c’erano cascati.
Per un attimo, i più sprovveduti, avevano creduto che l’Italia si sarebbe finalmente dotata di un governo di altissimo profilo, con tecnici fantasmagorici, che avrebbero risolto i mali del Paese.
Invece no, niente di tutto questo.
Il Governo Draghi è un goffo e mal riuscito travestimento, con qualche boa di piume di struzzo, parrucche e molto trucco, del Conte bis.
L’ossatura dei due governi è infatti chiaramente la stessa: interni, esteri, difesa, salute, i quattro dicasteri chiave, restano con i loro Ministri confermati.
Squadra che vince non si cambia, si dice: senonché non è dato sapere cosa abbiano vinto i quattro ministri in questione.
Il travestimento si è reso necessario per rendere un po’ digeribile agli elettori più tonti l’allargamento ufficiale della maggioranza a lega e forza Italia, alle quali, essendo arrivate per ultime, sono stati dati i posti in ultima fila.
Alla Lega sono andate le briciole, due ministri senza portafoglio ed il Mise svuotato di competenze.
A Forza Italia, i due finti ministeri del Sud e della autonomie e quello leggero della Pubblica Amministrazione di un Paese fallito.
Dopo anni di finta opposizione, Salvini e Berlusconi avrebbero potuto pretendere un po’ di più, ma si vede che il loro contributo vale proprio poco.
La loro socia Giorgia ha perlomeno il pregio di aver capito che, rimanendo alla finta opposizione, si sarebbe pappata le presidenze delle commissioni, che valgono più di qualche ministero senza peso, mantenendosi illibata di fronte ai suoi fans.
Per il resto il Governo Draghi assomiglia molto al suo Premier.
Un signore avanti con gli anni, con un radioso avvenire alle spalle, imbellettato e sopravvalutato dalla stampa ruffiana.
Probabilmente, un governo così continuerà, esattamente come il precedente, a fingere di amministrare, mentre il debito aumenterà ancora e questo basterà per vedere intonare sui giornali salmi e inni di trionfo: in un Paese fallito, come la Lagarde ha detto chiaramente il 12 marzo 2020, non fare nulla è già tanto.