di Gigi Cabrino – Aprire una crisi di governo è un atto politico legittimo e lo è anche in momenti della vita politica particolarmente delicati. Non è da irresponsabili aprire una crisi politica, è da irresponsabili aprirla senza avere una chiara linea politica da seguire, senza avere delineato un orizzonte di azione o senza aver considerato le conseguenze.
A delineare qualche scenario ci han pensato alcuni operatori finanziari interpellati da Milano Finanza e potrebbe essere interessante darci un’occhiata.
“Le conseguenze principali, oltre a una risalita dello spread Btp/Bund a 229 punti base per l’incertezza politica, per Luigi De Bellis, Co-responsabile Research Team di Equita Sim, sono un maggior rischio di esecuzione dei piani del Pnrr (al raggiungimento dei milestones di fine 2022 l’Italia è attesa incassare ulteriori 19 miliardi di euro di fondi europei pari all’1% del pil, mentre sul 2023 sono previsti 35 miliardi o il 2% del pil) anche per la possibile paralisi di alcune riforme (Dl concorrenza), un rischio di ritardi di alcuni dossier politicamente sensibili (ad esempio, rete unica nel caso di Tim e merger Rai Way/EI Towers).”
Per Mediobanca research “In uno scenario macroeconomico sfidante, il Pnrr resta il motore di crescita dell’Italia per gli anni a venire. Quello italiano prevede 55 obiettivi per il secondo semestre 2022 per sbloccare ulteriori 20 miliardi di fondi del NextGen Ue, non raggiungere le tappe fondamentali del Pnrr potrebbe impedire alle autorità europee di sbloccare gli oltre 120 miliardi di euro di fondi NextGen Ue ancora in sospeso (66% del totale) entro il 2026, di cui 35 miliardi nel 2023. Inoltre potrebbero esserci ripercussioni sui rendimenti sovrani e complicare l’approvazione da parte della Commissione europea del documento programmatico di bilancio quest’autunno, che prevede un ulteriore disavanzo nel 2023”.
Qualcuno tra coloro che han tolto la fiducia al Governo si è posto anche di striscio questi temi tra un tweet e l’altro?