di Raffaele Piccoli – Andreotti aveva una massima di saggezza. ” A pensare male si fa peccato, ma ci si indovina”, nulla di più vero.
Il parlamento italiano, ha deciso di rimandare a settembre il voto sull’autonomia differenziata, nonostante che la maggioranza avesse presentato (su proposta di Calderoli) un documento che intendeva accelerare i tempi del passaggio in aula..
A molti la cosa sembrerà ininfluente, parte del gioco parlamentare. Il significato politico, è invece fondamentale.
Le camere sono essenzialmente a trazione meridionale sia con maggioranze di destra che di sinistra. I parlamentari di ogni estrazione, in primis pensano alla “cadrega”, devono cioè dare conto agli elettori di riferimento di avere difeso durante il loro mandato gli interessi di chi li ha votati, oltre che i loro interessi personali.
Nel programma di centro destra, alle elezioni del 25 settembre 2022 autonomia differenziata e presidenzialismo erano parte integrante delle riforme istituzionali proposte questo allora. La levata di scudi dell’opposizione, dei sindacati, dei sindaci meridionali (anche di Cdx) deve aver colpito nel segno, infatti la riforma in parlamento è insabbiata, non avanza, è bloccata.
Un’altro elemento che la stampa, le opposizioni e parte di Fdi utilizzano per tentare di demolire in maniera strumentale questa minuscola riforma (peraltro prevista dalla costituzione) è quello di eccepire l’impossibilità di governare l’Italia scomposta in 20 piccole repubbliche (le attuali regioni).
Questo elemento di critica non nuovo, evidenzia l’assoluta faziosità dei detrattori. Nessuno infatti, volutamente, indica la possibilità di cogliere l’occasione per giungere finalmente ad utilizzare il dettato costituzionale per favorire la creazione di macroregioni in grado di gestire in maniera efficiente ed efficace sanità, scuola, trasporti, vie di comunicazione, e tutto quanto la costituzione assegna alle realtà decentrate..
Ancora una volta la Lega, si contraddistingue per incapacità, pressapochismo e miope calcolo elettorale. La recente proposta di riportare in vita le provincie, con l’elezione diretta del presidente, va purtroppo in questa direzione e nell’attuale contesto istituzionale è del tutto fuorviante. La cosa potrebbe avrebbe un senso unicamente all’interno di una riforma macroregionale.
Il piano inclinato in cui versa questo disgraziato paese, si sta presentando sempre più ripido e scivoloso, nonostante i roboanti proclami di chi governa.
Inflazione, corruzione, evasione fiscale, debito pubblico, criminalità organizzata, assistenzialismo obbligatorio, burocrazia, sono mali irrisolti vecchi e scontati, ma che minano alle fondamenta l’equilibrio di una democrazia.
E da ultimo l’Europa madre e matrigna. Da sempre questo Paese ha ubbidito in maniera pedissequa ai dictat di Bruxelles. Agricoltura, concorrenza, aiuti di stato, ricatti sul PNRR e altro ancora, ci sono stati imposti senza possibilità di replica
Centralismo, statalismo, burocrazia asfissiante, fisco rapace, de industrializzazione sono mali antichi e dolorosi, ma per quanto ancora riusciremo a resistere?
Poveri Popoli Padano Alpini.
Raffaele Piccoli
Grande Nord Ferrara