Samarcanda – Mosca perdente, satellite di Pechino che fa shopping per la “granitica amicizia”. Come già previsto

15 Settembre 2022
Lettura 3 min

di Stefania Piazzo – Putin è arrivato a Samarcanda per il vertice con il presidente cinese Xi Jinping non certo da vincitore, da trionfatore. Affatto. Si leggono dichiarazioni trionfalistiche, del tipo: la Cina è pronta a lavorare con la Russia “come grandi potenze”. E’ quello che ha detto il presidente cinese.

Non poteva mancare la conferma di circostanza. L’amicizia tra Russia e Cina resta immutata. Lo ha assicurato il presidente russo Vladimir Putin: “Voglio sottolineare che io e il presidente ci siamo incontrati sei mesi fa alle Olimpiadi. Molte cose sono successe in questo periodo – ha sottolineato – Il mondo sta cambiando rapidamente, ma solo una cosa rimane invariata: l’amicizia tra Cina e Russia e continuiamo a rafforzare queste relazioni”. 

Le verità sono ben altre. Ovviamente. Secondo autorevoli fonti cinesi al prossimo vertice di Samarcanda pare verrà designato il futuro presidente della Federazione Russa. Un cinese. Eh sì, perché – e fummo forse tra i primi a scriverlo l’8 marzo scorso – la Russia rischia seriamente di diventare uno stato vassallo della Cina. Pare che i fatti ci stiano dando ragione.

Specie alla luce del fatto che oggi la Russia è costretta a vendere ai cinesi le proprie materie prime al prezzo che stabilisce l’acquirente. Altro che potenza sovrana.
E’ una bufala che possa venderle ad altri paesi emergenti, India in primis, in quanto occorrerebbe la realizzazione di infrastrutture oggi inesistenti.

Insomma, se rimane Putin al “potere”, i Cinesi hanno tutto l’interesse di sostenere una nuova statua imbalsamata di Stalin, e la Russia è destinata a diventare uno stato vassallo di Pechino. Se lo defenestrano, che dire? In fondo la sindrome Ceausescu è dietro l’angolo, tutto dipende da chi prende il suo posto.

Cosa avevamo preannunciato nel marzo scorso?

Massì, vi riproponiamo il pezzo. Buona lettura…

(https://www.lanuovapadania.it/opinioni/e-se-fosse-la-cina-a-vincere-in-ucraina-futuro-paese-satellite-di-pechino/)

di Stefania Piazzo – Chiacchierando questo pomeriggio con un amico di certo più pratico di me di politica, Luigi Negri, è stata “buttata lì” una considerazione. “Scommetti – mi dice – che ne uscirà alla grande la Cina? Vuoi mettere la Russia, con 144 milioni di persone di un paese in guerra, contro 1,4 miliardi di cinesi? Sono dieci volte tanto, dieci volte tanto se li “mangiano”. Sono più forti economicamente, politicamente, militarmente. Sono dieci volte più solidi. E sta a vedere che, alla fine della tragedia, l’Ucraina sarà più un loro paese satellite piuttosto che un territorio ricco di risorse per Mosca?”. E’ l’8 marzo e mi segno la data.

Torno a casa, apro il pc, torno al lavoro e leggo questo. E’ un lungo servizio Agi dal titolo “Russia, la morsa della Cina sulla finanza”. Infatti la Cina “sta valutando investimenti nei gruppi russi dell’energia e delle materie prime, dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Nelle mire di Pechino, riferiscono fonti a Bloomberg, ci sarebbero investimenti in colossi del calibro del gigante del gas Gazprom e del produttore di alluminio Rusal”. E, leggo ancora, che tutto questo “non sarebbe da interpretare come un sostegno alla Russia per l’invasione dell’Ucraina. Le discussioni sono ancora in fase iniziale, anche se altre fonti citano colloqui gia’ iniziati tra le aziende cinesi e le controparti russe. Ufficialmente quindi le operazioni punterebbero alla sicurezza energetica cinese. Certo e’, notano alcuni analisti, non c’e’ migliore occasione di fare shopping a prezzi scontati”. Appunto.

Mentre il web pullula di fake, di vetero comunismo, di vetero pacifismo, di anti atlantismo, il complottismo non dice che non accadeva dalla rivoluzione del 1917 che venisse chiusa la Borsa di Mosca. “Gli analisti spiegano che se dovessero riaprire, i listini russi crollerebbero azzerando il valore di gruppi come Gazprom e Sberbank, con perdite enormi per gli investitori, agevolando lo shopping di Pechino. La guerra della Russia in Ucraina ha aumentato la pressione su Pechino per garantire le importazioni poiche’ il costo dell’energia, dei metalli e del cibo e’ salito alle stelle a livelli senza precedenti. Preoccupati per l’impatto che l’aumento dei prezzi avra’ sull’economia, i massimi funzionari del governo cinese hanno emesso ordini per dare priorita’ alla sicurezza dell’approvvigionamento di materie prime”. Lo ricordiamo, appunto: sono 1,4 miliardi di persone, con una economia in espansione e un ruolo politico che può farla da padrone con gli sfortunati vicini russi e che può competere da sola più della Russia, con il blocco che sta ad occidente. Oggi più di prima.

Quindi la Cina ha tutto l’interesse a conservare le relazioni commerciali con un paese in guerra, i cui bottini non potranno essere il trofeo di Putin. Sarà forse il contrario. Inoltre, lo yuan è cresciuto rispetto al rublo in caduta libera. Va da sè che le relazioni strategiche e il peso specifico dei due paesi ponga non poche domande sulla predominanza di uno rispetto all’altro.

In altre parole, Mosca sembra ferma a 70 anni fa (e non è la sola, ci sono anche tanti commentatori da social media che vivono nel passato, ndr) e per espandere la propria influenza nel mondo mette in fila 64 chilometri di carri armati. Pechino li lascia in garage e muove la finanza. La Cina è andata avanti, Putin corre all’indietro. Due dati, si fa per dire, sulla morsa economica di XI che chiede moderazione e meno sanzioni. La Cina ha in portafoglio 1000 miliardi di debito pubblico americano, al secondo posto dopo il Giappone. La Russia? Non pervenuta.

E mentre Pechino può fare shopping in questa economia di guerra, a basso costo grazie alla “granitica amicizia” col popolo russo, “le intenzioni di Putin di sostituire il cliente europeo con quello cinese potrebbe essere un arma a doppio taglio e alla fine della guerra in Ucraina il vincitore potrebbe essere Pechino”, conclude anche il report che termino di leggere. Ora chiamo il mio amico Luigi e glielo dico. 

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Direttrice: Stefania Piazzo
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