di Giuseppe Longhin – Cosa dovrebbe votare un Lombardo al referendum costituzionale per il taglio dei parlamentari? Gli argomenti e le ragioni che vanno per la maggiore sono le seguenti: I COSTI DELLA POLITICA: per il SI il risparmio sarebbe di 57 milioni di euro l’anno, 3,12 euro a famiglia, circa 1 euro a testa. Per il NO sarebbero altri i costi da risparmiare e non a scapito della democrazia.
BICAMERALISMO PERFETTO: per il SI con meno rappresentanti le camere sarebbero più snelle e lavorerebbero meglio. Per il NO la riduzione comporterebbe una distorsione nell’attuale bicameralismo paritario che, tra l’altro, essendo previsto in Costituzione non può essere modificato da un referendum ma solo da passaggi parlamentari.
RAPPRESENTANZA DEI TERRITORI: pur avendo 345 parlamentari in meno per il SI non ci sarebbero problemi dato che per il Senato, eletto su base regionale, già ci sono differenze di rappresentanza territoriale. Per il NO ci sarebbe il rischio di avere territori non rappresentati, inoltre il rapporto di 1 eletto per 151 mila abitanti sarebbe il più basso in Europa.
LEGGE ELETTORALE: per il SI non avere una legge elettorale è indifferente. Per il NO prima andrebbe definita una nuova legge elettorale. REGOLAMENTI PARLAMENTARI: per il Si non servirebbero correttivi, funzionerebbe tutto allo stesso modo. Per il NO la riduzione non garantirebbe il corretto funzionamento delle commissioni.
ELEZIONI DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: per il SI non cambierebbero gli equilibri. Per il NO la riduzione scompenserebbe la votazione dando più peso ai rappresentanti delle regioni. Tutti questi punti, e le conseguenti ragioni, riguardano sempre ed unicamente l’interesse nazionale. Nessuno propone un punto di vista territoriale o regionale. Mi chiedo perché un Lombardo dovrebbe votare SI per “tagliare i costi della politica” e risparmiare 1 euro l’anno quando ne paga 5.400,00 di residuo fiscale (la differenza tra quello che un Lombardo versa a Roma e quello che torna in Lombardia da Roma). O votare SI per ridurre la propria rappresentanza territoriale con il rischio che i 54 miliardi totali diventino magari 60? La Lombardia inoltre ha il minor rapporto tra consigliere regionale e abitante: 1 su 122 mila. Altre regioni hanno un rapporto di 1 su 3,6 mila (Valle d’Aosta), 1 su 15 mila (Molise e Trentino), 1 su 28 mila (Sardegna), 1 su 76 mila (Sicilia) e così via.
Perché non si sono tagliati i consiglieri regionali nelle regioni che generano debito? Bisognerebbe anche tenere conto che il referendum è stato approvato quasi dalla totalità dei parlamentari. Chi per voto di scambio essendo al Governo, chi per non perdere bacino di voti passando per chi tutela la “casta”, ma certo non per risparmiare o fare il bene del Paese. Il rischio che la riduzione dei parlamentari si trasformi, come per il taglio alle Province di qualche anno fa, un boomerang per i Lombardi è alto e come ben dimostra il passato: il boomerang di ritorno ci colpisce sempre alle spalle, quando va bene.
Giuseppe Longhin – imprenditore lombardo