Quanto costa un migrante illegale? La Chiesa spiega come si fanno quadrare i bilanci dei Comuni?

27 Marzo 2023
Lettura 2 min

di Sergio Bianchini – Sui giornali di oggi 27 marzo 2023 compare l’urgente richiesta di fondi da parte della dirigenza dei comuni italiani (Biffoni, ANCI) di 600 milioni aggiuntivi per l’aumento annuale delle spese dovute all’accoglienza dei migranti.

Il conto si basa sulla evidenza dei conti “della serva” che un migrante adulto costa “da 50 a 60 euro al giorno”.

Si parla di spese vive e dirette senza contare quelle aggiuntive indirette, in primo luogo i costi del personale addetto alla gestione dell’immigrato, alle spese mediche, a quelle scolastiche.

Ragionevolmente e forse ancora per difetto si può pensare ad un costo giornaliero reale di circa 100 euro.

Cento euro al giorno significano 35.000 euro annui, molto di più del costo medio di un lavoratore italiano. Ebbene se gli ingressi illegali sono 100.000 all’anno (ma ormai si va molto oltre nelle previsioni) la spesa annuale diventa di tre miliardi e seicento milioni.

Questa spesa ovviamente si aggiunge a quella già in atto per gli immigrati degli anni precedenti e ad essa si aggiungerà quella degli anni a venire.

Del costo reale dell’accoglienza si parla pochissimo e mai in maniera complessiva. E nessuno in Italia contesta il principio dei vertici cattolici secondo i quali l’accoglienza è dovuta a tutti, sia perseguitati che non. Si fa finta di ignorare che proprio su questo punto avviene la divergenza tra Italia ed Europa circa le regole per la gestione dell’immigrazione illegale.

Questa concezione impone poi di non affrontare minimamente il tema dei rimpatri che Francia e Germania attuano regolarmente ed in misura crescente seppur silenziosa.

La Commissione aveva dato il via  ad una maggiore intensità dei rimpatri il 24 gennaio presentando un documento intitolato “Towards an operational strategy for more effective returns” (Verso una strategia operativa per rimpatri più efficaci).

Due giorni dopo, in occasione del primo Consiglio dei ministri dell’interno dell’Ue sotto la presidenza svedese, l’italiano Matteo Piantedosi aveva proposto di “sviluppare un terzo modello di rimpatrio che potremmo chiamare ‘rimpatrio forzato accompagnato’”, a metà tra il “rimpatrio forzato” e quello “volontario assistito”.

Secondo Eurostat, nel terzo trimestre del 2022 sono stati notificati 109.895 decreti di espulsione dall’Unione europea e sono stati effettuati 31.825 rimpatri. Il 39 per cento dei rimpatri al livello europeo è stato volontario e il 61 per cento forzato.

L’Italia è il regno dell’ipocrisia a fini umanitari. Le condizioni dei nostri bilanci sono ignorate dagli umanisti universali. Situazione analoga a quella tipica dell’antico governo degli stati pontifici che Machiavelli 500 anni fa definiva il peggiore governo esistente. Si meravigliava che gli stati pontifici fossero però rispettati dalle potenze confinanti che normalmente assorbivano gli stati fallimentari vicini.

Lo stesso Piantedosi ha dichiarato che l’afflusso illegale in Italia è favorito dalla tolleranza diffusa verso il fenomeno.

Si, l’indifferenza verso i costi delle scelte “umane” è tipica degli italiani sia al vertice che in basso. Indifferenza che anzi è considerata l’aspetto meritorio di una moralità superiore.

Sicuramente però il borsellino sarà presto irrimediabilmente vuoto ed allora al buonismo succederà lo stupore e forse perfino (spero di no) la cattiveria di massa.

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
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