di Francesco Di Preta – Scusatemi ma come epistocratico non sono per nulla appassionato né attratto dal dibattito politico in atto sulla psico-crisi di governo: uno scenario squallido non solo per le dinamiche ma soprattutto per gli interpreti.
Non mi indigno per i cambi di casacca dei parlamentari, anzi ne difendo l’autonomia, visto che nessuno si indigna e grida allo scandalo se è il partito a cambiare schieramento.
Si pensi ad un deputato eletto nel movimento 5S che si vede costretto, dopo una campagna elettorale di un certo tipo, prima a sostenere un governo di destra e, subito dopo, un governo di sinistra: se non condivide le scelte che gli vengono imposte dai vertici di partito, ha tutto il diritto di cambiare gruppo parlamentare, senza per questo essere definito “infame” oppure “eroe” a seconda della lettura di comodo che ne danno le diverse tifoserie politiche.
Se siamo in questa situazione è colpa solo della mediocrità degli interpreti e non della politica, che è cosa ben più seria: “arte nobile e difficile” così come definita nella “Gaudium et spes”.
E’ tuttavia perfettamente inutile indignarsi per l’inadeguatezza dell’attuale classe dirigente se poi si mantiene saldo il credo dell’infallibilità del “popolo sovrano”; i politici di oggi infatti sono il logico effetto di una causa più profonda: un elettorato in gran parte impreparato e mal informato che trova nella “tifoseria politica” il proprio alibi alla partecipazione.
Mai come in questo momento invece ci sarebbe bisogno di persone capaci – nel governo e nel parlamento – che potremo avere solo modificando le regole di accesso all’elettorato attivo.
Per avere una classe politica degna di questo nome occorre infatti partire dagli elettori che devono essere informati e consapevoli. Noi epistocratici ci auguriamo che siano sempre di più, in fondo basterebbe poco: due ore a settimana di educazione civica nelle scuole e corsi serali gratuiti per gli adulti.