di Sergio Bianchini – E’ vero che Miglio è caduto nell’oblio ma non a causa di misteriose forze oscure bensì principalmente a causa di coloro che lo abbandonarono, anzi ripudiarono, nella Lega preferendo un accordo di governo con Berlusconi all’ipotesi delle 3 macroregioni.
La chiesa cattolica lo aveva sempre legittimato dandogli la presidenza della facoltà di scienze politiche dell’Università cattolica per ben trenta anni dal ‘59 all’89, in perfetta sintonia con l’organizzazione macroregionale della chiesa stessa che ai vertici della Conferenza Episcopale ha un vescovo per il nord, uno per il centro ed uno per il sud Italia.
Certo Miglio non vedeva le tre macroregioni come una scusa per indebolire il potere governativo centrale che anzi avrebbe dovuto vedere un rafforzamento per una maggiore stabilità.
Nel periodo tra il ‘90 e il ‘94 Miglio lavorò per la Lega Nord elaborando un progetto fondato sul ruolo costituzionale assegnato all’autorità federale e a quella di 3 macroregioni, Padania, Etruria, Mediterranea, oltre alle cinque regioni a statuto speciale. Questa architettura costituzionale prevedeva l’elezione di un governo centrale composto dai governatori delle tre macroregioni, da un rappresentante delle cinque regioni a statuto speciale e dal presidente federale. Quest’ultimo, eletto da tutti i cittadini in due tornate elettorali, avrebbe rappresentato l’unità del paese.
La Lega non fece proprio il progetto e proseguì in modo anguillesco alternando umori secessionisti con scelte governative assieme a Berlusconi.
E’ quindi il nordismo che non ha avuto e non ha ancora le idee chiare ed alla fine sembra posizionato, con il governo Meloni, su un rafforzamento del potere centrale ma senza minimamente nominare la macroregione nord.
Cosa che non fece mai nemmeno quando presiedeva contemporaneamente Veneto, Lombardia e Piemonte. Non creò allora nemmeno un coordinamento dei tre presidenti ed anche recentemente Lombardia e Veneto non si sono coordinati nella presentazione del quesito referendario sull’autonomia de l 22 ottobre 2017 svolti in Veneto e Lombardia con due distinti quesiti proposti ai rispettivi cittadini.
La Lega è approdata ad un nazionalismo del tutto occasionale e apparentemente assurdo sotto il quale cova un rabbioso secessionismo senza sbocchi. Manca dunque un’idea strategica circa il rapporto costituzionale, giuridico e politico tra la nazione Italia e il nord Italia.
Le tre macroregioni di Miglio mentre erano negate dal potere centrale democristiano e socialista, emergevano però continuamente di fatto, ed emergono chiaramente anche oggi, con l’applicazione diversa dell’unica legislazione nazionale con la totale paralisi di una buona amministrazione e di un buon governo generale.
Miglio sostenne la necessità di sviluppare, all’interno delle diverse società e culture, ordini giuridici in grado di rispondere alle specifiche esigenze. Vedeva nella mafia e nella ‘ndrangheta, nella loro popolarità al sud una prova del mancato riconoscimento costituzionale delle caratteristiche sociali e culturali meridionali. In particolare il potere al sud è accettato se basato su un rapporto personale tra dirigenti e diretti, un rapporto continuativo di fiducia e rispetto reciproco e quindi di certezza funzionale. Mancando legalmente questa caratteristica emerge un uso criminale della personalizzazione. Che cos’è la mafia? Potere interpersonale, spinto fino al delitto.
La diversificazione macroregionale è quindi una necessità per lo stato Italiano che da decenni continua a ribadire sia il meridionalismo assistenziale sia la lotta alla mafia senza realizzare nulla. Tutto prosegue uguale o persino si aggrava. Ma le teste dure non demordono.
Tempo al tempo.